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domenica 15 giugno 2014

Un ponce a Milano

"Ma.. è bella Livorno?" questa è la domanda di routine che mi rivolgono appena rimetto piede nella caotica Milano. La risposta è sempre la stessa: molto.
Devo ammetterlo, fino a un anno fa avrei posto anche io questa stessa domanda, con un briciolo di scetticismo. Livorno è per molti un punto di partenza, non di arrivo, il nome della città viene ricollegato immediatamente al porto dal quale partire verso altre mete. Io stessa la vedevo così.





La prima volta che ho toccato la terra labronica è stato 4 anni fa, per prendere il traghetto che mi avrebbe portato a Golfo Aranci. Ricordo che eravamo in anticipo di qualche ora, perciò decidemmo di fare una piccola tappa nella vicina cugina Pisa, foto ricordo classica e un po' banale con la Torre e via, rotta verso Livorno, o meglio verso il porto. Il mio primo incontro con Livorno è stato perciò più che fugace e superficiale, e mai avrei pensato di ritrovarmi in questa città portuale ancora una volta. 

L'estate scorsa ho conosciuto un ragazzo livornese a cui mancava tanto la sua città e il suo mare, quasi da far tenerezza. Raccontava quotidianamente della bellezza di Livorno, della sua storia, della sua cucina, del suo sole, del suo umorismo e in particolare delle sue persone; a primo impatto sembrava volesse convincere chi lo ascoltava, quasi a voler togliere l'idea radicata della "Livorno portuale", poi mi resi conto che quello che lo spingeva a continuare a parlare della sua città non era il tentativo di renderla migliore agli occhi di chi lo ascoltava, ma era l'amore e l'orgoglio per la terra in cui abitava. Non è per nulla scontato il fatto di essere orgoglioso della propria città e soprattutto amarla, nonostante magari i suoi mille difetti. A me piace Milano, ma posso dire veramente di amarla? Quanti possono dirlo? Ed è per questo motivo che non riuscivo a capire come potesse mancargli tanto. Leggevo nei suoi occhi un amore spassionato e incondizionato che non avevo mai visto in nessuno. Tant'è che mi ha convinto a visitare Livorno. Dopo quattro lunghe ore in treno arrivai nella città labronica con la valigia carica di curiosità, un po' di scetticismo e molte aspettative, derivanti dai tanti racconti ascoltati durante l'estate. Durante il mio primo soggiorno imparai che Livorno non è solamente un punto di partenza, non degno di grande interessamento. Ho scoperto che aveva una storia ricca, che si rifletteva nella sua struttura urbanistica. Ho scoperto le Fortezze, le Ville, il lungomare e la Terrazza, ho scoperto il ponte più largo d'Europa, i fossi e la loro storia, via Borra e i suoi palazzi, il monumento ai Quattro Mori, il Mercato Centrale, il Santuario di Montenero, ho scoperto la "Livorno delle nazioni" tra chiese e cimiteri, ho scoperto i suoi personaggi illustri. Per non parlare poi della cucina! 
        
                         Tornai a casa soddisfatta anche se devo ammettere un po' delusa. Delusa non perché mi aspettassi di più, anzi, fui felicemente sorpresa, ma delusa dal fatto che nessuno conoscesse queste meraviglie della città, delusa dal fatto che non fossero per nulla valorizzate, delusa dal non poter entrare nelle Fortezze (non l' avevano ancora riaperte), delusa dallo spreco enorme di risorse al quale avevo assistito in quei pochi giorni. Dopo altre visite, avevo ormai conosciuto la città dal punto di vista storico-urbano e artistico, ma non potevo dire di conoscerla realmente, c'era qualcosa di Lei che mi sfuggiva. Poi avendo l'occasione di compiere incursioni sempre più lunghe e sempre più frequenti nella città ho capito qual era la chiave di lettura per comprenderla. La risposta era banale ed è sempre stata davanti ai miei occhi: i livornesi. Livorno è i livornesi e i livornesi sono Livorno. Milano ormai è una città autonoma, se si sostituiscono i milanesi con altre persone, Milano subirà certo dei cambiamenti ma resterà pressoché la stessa. Livorno non sarebbe Livorno senza i livornesi. I ponti di marmo in Venezia sarebbero stati dei semplici ponti se i livornesi non avessero inciso le loro preghiere e le loro speranze. E ancora oggi è così, l'amore per la sua città che lessi nei suoi occhi, fa capolino in tutti gli occhi che incrocio nella città di mare, anche nelle persone che la criticano, che la demoliscono a parole è presente questo amore. Ripensai quindi alla delusione che provai la prima volta: com'è possibile che Livorno, tanto amata e basata sui suoi abitanti non riesca a farsi notare, a farsi "bella" anche agli occhi degli estranei. Non sono ancora giunta ad una risposta definitiva, ma forse bisognerebbe incominciare a programmare la città e a guardarla non con lo sguardo di una madre verso il proprio figlio, che nonostante gli errori e i successivi rimproveri, lo vede sempre perfetto. La città può migliorare. Solo i livornesi, che costituiscono il cuore della città e ne conoscono ogni sua qualità e difetto, possono cambiare la città, sta a loro, a voi, decidere quale direzione deve prendere questo cambiamento.

Fede

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5 commenti:

  1. Brava Fede! Bellissime parole, sono d'accordo!

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  2. Bravissima...... che piacere leggerti,,,spero veramente che tu fede esisti veramente

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  3. Grazie mille! eh già, esisto davvero e tra poco ritorno nella vostra bellissima città

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  4. Belle parole.. Mi hai emozionato e mi sono riconosciuto in quello che hai detto, da livornese! Livorno e i livornesi sono una cosa sola è cosi che continuiamo ad amare profondamente la nostra città. Fiero senso di appartenenza. Non vogliamo che diventi autonoma coma Milano ma occorre senza dubbio valorizzarla

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