Dal 10 al 31 ottobre nella
Saletta dei Cristalli di San Piero in Campo, si è tenuta un'esposizione sul
soggiorno elbano dell'artista Klee. Siamo andati a vederla e questo è ciò che
ne pensiamo.
L'Elba è un'isola di cui
spesso e volentieri si conosce solo l'incantevole mare, ma se, come spesso
accade, andiamo oltre, scopriamo un mondo ricco di arte e di storia.
Proprio di arte ci
troviamo qui a parlare, aspetto dell'isola appunto poco conosciuto ma sempre
attivo, che non tralascia di ricordare il passaggio degli artisti venuti ad
ammirare l'Elba in anni meno recenti.
In particolare
l'associazione Le Macinelle di San Piero ha riproposto gratuitamente, con un'installazione
fotografica di Giampiero Palmieri, un'esposizione della documentazione sul
soggiorno dell'artista Paul Klee all'Elba, già mostrata nel 2012-13 in cui
partecipò l'Associazione culturale ArteElba e furono organizzati diversi
incontri su Klee e l'Isola.
Quest'anno invece ad
anticipare la mostra è stato un incontro nella piazza sanpierese con l'artista
Italo Bolano e Giampiero Palmieri, intitolato “Le origini dell'astrattismo:
Kandinsky e Klee”.
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La Fortezza sulla scogliera, 1927 acquarello |
L'esposizione è stata
molto interessante: inquadrato l'artista con un accenno biografico, si passa ad
alcune documentazioni personali rinvenute del suo soggiorno elbano.
Paul Klee, nasce a Berna
nel 1879 da una famiglia di musicisti, elemento non secondario per la sua
formazione anche come pittore. L'artista affrontò già nei primi anni del '900
un viaggio in Italia che lo avvicinò all'arte dei “primitivi”, intendendo con
questo termine gli artisti medievali precedenti a Masaccio e Donatello, e
quindi un interesse per forme espressive più arcaiche. Nel 1912 aderisce al
Cavaliere Azzurro, ma pur condividendo l'aspirazione di Kandinskij per la
spiritualità e l'astrattismo, intraprende una strada diversa, che annuncia in
una relazione a Jena nel 1924, quando già insegnava al Bauhaus: compito
dell'artista non è più rappresentare i fenomeni naturali così come li vediamo,
ma risalire alla loro genesi, per reinventarli oltre “la definitezza delle
forme”.
Negli anni Venti -
inizio Trenta, Klee conduce una ricerca in cui l'astrazione non si distacca mai
definitivamente dal dato figurativo, che vediamo sempre affiorare in elementi
descrittivi, che vengono spesso ripresi dagli stessi titoli, collegandoci al
pensiero, al dato naturale che ha dato origine all'opera; lo stesso Klee: “Io
sono un astratto con qualche ricordo”.
Ed è proprio in questo
periodo che l'artista intraprende un nuovo viaggio in Italia nel 1926.
Come ci mostra l'esposizione, in
questo momento l'artista non teneva più un diario costante: abbiamo quindi solo
brevi appunti che testimoniano, ad esempio, la partenza da Livorno per
Portoferraio, e quindi Villa Ottone, il 9 settembre 1926, con relativa
fotografia dell'artista sul piroscafo Guerrazzi, in tragitto tra Cavo e
Nisportino.
Emerge da questi stessi
appunti il suo interesse per la natura e il territorio, con la visita a Santo
Stefano alle Trane o l'appunto sullo scorfano rosso, o ancora il foglio
d'erbario con erba raccolta all'Elba che Klee presserà nel 1931.
Cartoline, mulattiere elbane
percorse, vengono presentate con descrizioni attente e fotografie di
riferimento, per permettere allo spettatore di capire e confermare con
documenti visivi ciò che ha letto.
Interessante è anche la
parte più strettamente legata alla figura dell'artista e cioè le opere.
Le opere che Klee realizza
dell'Elba sono circa una decina, qui (ovviamente presentate in copie) vengono
titolate e descritte e messe in relazione al soggetto reale, del quale spesso
viene dato un accenno storico, mostrando un continuo raffronto con il dato
naturale che viene sempre percepito. Questo avviene non solo per le opere più
significative ma anche per alcuni schizzi, in particolare per un paesaggio, il
quale tramite alcune misurazioni, visibili sul disegno, è stato possibile
riconoscere nel panorama che possiamo ammirare ancor oggi da Rio nell'Elba.
La visita è stata breve,
ma ci ha piacevolmente colpito per la sua ricchezza di documenti non sempre
facilmente recuperabili o addirittura esistenti.
Vi lascio con degli
estratti degli appunti dell'artista presenti in mostra.
“In alto i due borghi
più caratteristici dell'Elba, San Piero e Sant'Ilario. Che sguardo. Radicati
alla roccia aspra. Immobilizzati come da un fenomeno di pietrificazione. Le
case grigie di forma cubica appaiono generate dalla montagna di granito.”
“Due settimane ho
trascorso sulla più bella isola del mondo. Che pace ora del Golfo di
Portoferraio. Adesso conosco il silenzio delle coste dell'Elba, ove non solo
suona altra voce che quella del vento e del mare.”
Giada Carion
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