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lunedì 9 settembre 2013

OCCHI SU: Cristiano Toncelli e Progetto per Livorno


Il logo di PpL
Il 2014 sarà un anno caldissimo per Livorno poiché si andrà a votare per il rinnovo degli amministratori comunali. Nonostante manchino ancora diversi mesi, ci sono già alcune formazioni politiche che si stanno muovendo anche per dar modo ai cittadini livornesi di capire quali alternative saranno presenti alle prossime elezioni. Fra queste formazioni sicuramente  ve ne è una che noi di Occhio Livorno conosciamo da tempo anche grazie alla loro pagina Facebook, dove spesso noi postiamo per dar vita a proficue discussioni (ovviamente  facciamo questo anche con altri soggetti politici). Il coordinatore  di questo gruppo è Cristiano Toncelli, il quale spesso mi ha fornito il materiale per i post di questo blog,e che oggi ha avuto la cortesia di rispondere alle nostre domande, così da presentarci il gruppo Progetto per Livorno e il loro programma.



Ciao Cristiano, grazie per la tua disponibilità. Dimmi, com'è nato Progetto per Livorno?

PpL è nato a febbraio del 2012, inizialmente per iniziativa di alcuni fuoriusciti di IDV ma ben presto poi allargatosi a comprendere persone di ogni estrazione politica o di nessuna estrazione. Il motivo per cui è nato è che Livorno è una città in drammatico declino economico, sociale, politico, ma anche e soprattutto culturale e mentale. Se non iniziamo a cambiare la mentalità della città, Livorno è destinata ad una completa marginalizzazione. Per questo volevamo e vogliamo superare l’incrostazione ideologica che impedisce di vedere i problemi reali nascondendoli dietro dibattiti politici polverosi e anacronistici.



Quali sono ad oggi i  problemi maggiori, che riscontrate nella città di Livorno?

E’ difficile parlare di "problemi maggiori", perché ormai praticamente in ogni direzione si vede un disastro. Provo ad elencare brevemente. Abbiamo un porto che era il secondo d’Europa nei primi anni '80 e ora è uscito dalla lista dei primi 40 (un bel risultato per chi si riempie la bocca con le sue presunte competenze!). Il modello di sviluppo costruito sulle multinazionali è imploso quasi interamente. Abbiamo il record di disoccupazione giovanile di tutto il Centro-Nord e da sempre siamo terra di emigrazione per i giovani più qualificati. Malgrado a Livorno esistano circa 6000 alloggi popolari (di cui quasi 100 inutilizzati per mancanza di manutenzione!), abbiamo una situazione critica per gli sfratti e tante persone sono senza casa. La città è un insieme di orticelli alla difesa disperata di assurde e anacronistiche rendite di posizione, e pure la politica che fa a gara per difenderle, tanto che gli interessi particolari hanno finito per soffocare la ricerca dell’interesse generale. In troppi non riescono a capire che esiste un mondo oltre lo Scolmatore e Quercianella, con il risultato che siamo incapaci di fare squadra con il territorio, che anzi dovrebbe costituire il nostro asset più importante. L’iniziativa privata viene disincentivata, perché ottusamente vista attraverso lenti ideologiche consunte. Salvo poche eccezioni, ci manca una imprenditoria dinamica. Avremmo dei tesori culturali da sfruttare con il turismo, ma pur se saremmo il Porto della Toscana riusciamo persino a farci scappare le navi da crociera. Il nostro patrimonio artistico è in abbandono, in degrado, abbandonato o chiuso (l’elenco è lungo e qui lo risparmio). La nostra rappresentatività nelle istituzioni di livello più alto è ridottissima, quantitativamente e qualitativamente. Insomma, viene da chiedersi piuttosto se esista qualcosa che va bene...

Come giudicate la politica dell’attuale amministrazione?

Io sono stato Vicesindaco per poco più di un anno. Quando ho assunto la carica avevo tanti progetti in mente, ma mi sono dovuto scontrare con resistenze fortissime, conservatorismi assoluti, paura del cambiamento. Volevo lanciare la raccolta Porta a Porta a Leccia, Scopaia, Collinaia (30.000 cittadini) e mi sono scontrato con chi non voleva. Volevo lanciare gli ispettori ambientali (non come ora, che sono di fatto inesistenti, ma in modo molto più ampio) e anche lì sono stato fermato. Ho proposto di passare da “Effetto Venezia” (che dura una settimana) a “Estate in Venezia” (più “calmo”, ma che dura una stagione) e non sono stato ascoltato. Insomma, ho provato a dare il mio contributo, ma il risultato è stato scoraggiante. Ogni idea si fermava alla minima opposizione e questo per le ragioni dette sopra, perché l’interesse particolare annulla quello generale. Peraltro le resistenze arrivavano da ogni lato, con la politica sempre pronta a cavalcarle, persino dalla stessa maggioranza. Ecco, questa è Livorno. Una città ostaggio di consorterie e comitati. Quindi il mio giudizio sull’amministrazione è che avrebbe potuto e dovuto fare ma non ha avuto il coraggio, limitandosi a cercare il consenso assoluto, cosa che in politica porta al non fare nulla.

Ci vuoi parlare un po’ di questo progetto? Quali sono i valori fondamentali sui quali si costituisce?

Noi abbiamo indentificato i tre valori su cui costruire la proposta della Livorno del futuro. 
Il primo è “apertura”. Livorno è nata quando i Medici (con la maiuscola…) la aprirono al mondo. Invece, negli ultimi decenni (fino ai medici con la minuscola …) si è chiusa su se stessa ed è diventata incapace di vedere oltre i suoi angusti confini. Occorre recuperare la nostra storia e riaprirsi al mondo, cosa che significa puntare al turismo e valorizzare la nostra cultura, ma anche saper chiamare ed accogliere aziende disposte ad investire e finalmente fare scelte disinteressandosi degli schiamazzi degli orticelli. 
Poi c’è la “trasparenza”. Siamo una città in cui i meccanismi decisionali sono opachi. Si parla per anni ed anni di progetti (vedi la Bellana, in discussione da oltre quaranta anni) che si inabissano nei cassetti di Piazza del Municipio (e di Via Donnini…) senza che se ne sappia più nulla. “Cisternino 2020” e “Pensiamo in Grande” sono state chiacchiere senza costrutto, fatte per impiegare il tempo perché tanto le vere decisioni le prendono in pochi in tavoli che nessuno conosce. Le regole sono intricate ed adattate alle circostanze, ad esempio per l’urbanistica. Ci sono cittadini che hanno dovuto demolire i loro minuscoli annessi agricoli a Puntone del Vallino e in altri posti, ma guarda caso al Limoncino nessuno fa niente. Sulle colline ogni costruzione dovrebbe essere vietata, ma poi basta fare un giro per vedere più di qualche villetta. Per noi “trasparenza” vuol dire che le regole devono essere uguali per tutti, ma anche che ogni atto va pubblicato (“full disclosure”). Inoltre, che la “partecipazione” va praticata seriamente, non tanto per tenere occupati i cittadini. 
Infine l’ultimo valore è la “solidarietà”. Ho già detto della grave situazione sociale, ma la cosa brutta è che le risorse che abbiamo sono più spese per continuare ad elargire a chi ne ha beneficiato finora che per venire incontri alle nuove a gravissime difficoltà che questa crisi ha generato. Si continuano a fare i cosiddetti “piani di recupero” (si costruiscono case popolari più belle per chi ce l’ha già) mentre se usassimo questi soldi per i contributi affitto potremmo aiutare molte più persone. E così via. Ecco perché i nostri valori fondamentali (che non sono né di destra, né di sinistra, né di centro) sono apertura, trasparenza, solidarietà!

Pare quanto mai difficile  chiederti di enunciare tutto il vostro programma (agli interessati rimandiamo direttamente alla vostra pagina), perciò ti chiedo di parlarci di quella parte di esso che riguarda temi che maggiormente interessano il nostro blog: ad esempio, quali sono le battaglie e le iniziative a favore dei giovani (penso alla formazione, al lavoro, ma anche all' intrattenimento) che Progetto per Livorno propone qualora riesca ad avere una rappresentanza in Comune?


I giovani sono una risorsa che da tempo è completamente sacrificata. Siamo una città dove se si ha una minima indipendenza di pensiero si viene più o meno implicitamente invitati ad andarsene (“meglio disoccupato all’Ardenza che ingegnere a Milano”, si dice). Questo è il frutto di una economia corporativa, dove non conta cosa si sa fare ma chi si conosce. Il risultato è una città che si è impoverita culturalmente nel tempo. Quando parliamo di “apertura” parliamo invece di valorizzare (finalmente!) il merito, non le appartenenze, e questo va in particolare a tutto vantaggio dei giovani. Quindi vanno realizzate iniziative di formazione-lavoro, ma anche corsi (gratuiti) di imprenditoria e forme di incentivazione della realizzazione di nuovi servizi. Sul fronte dell’intrattenimento, che giustamente ai giovani interessa molto, a Livorno si combatte una guerra “senza quartiere”, quella tra residenti ed esercenti dei locali. Secondo noi, pur seguendo regole chiare (che vanno fatte rispettare), ci sono luoghi e luoghi. E’ impensabile che La Venezia sia silenziosa come La Leccia. Anzi, il nostro bellissimo quartiere-simbolo dovrebbe essere un posto vivo ogni sera. Certo, diciamo anche che sarebbe giusto che ad un certo punto i locali chiudessero e si facesse silenzio, ma per questo serve un punto diverso dove i giovani possono passare il resto della serata. Siamo quindi favorevoli a ripristinare la Fortezza Vecchia come punto di ritrovo per la tarda sera, ad esempio.

Ed invece, per quanto riguarda il turismo?

Il turismo, finora snobbato, dovrebbe essere uno dei nostri due grandi motori di sviluppo (l’altro è il porto, che merita una discussione a sé ). Abbiamo un patrimonio storico e culturale eccezionale completamente lasciato a se stesso. Parlo delle Fortezze, degli Ex-Macelli (dove intendiamo riprendere l’idea della realizzazione di un polo espositivo), della Venezia con i canali e le cantine, alle Terme del Corallo. Solo per incapacità non siamo stati in grado di valorizzarle. Siamo la città natale di Modigliani, ma non abbiamo mai fatto una mostra dedicata a lui. Siamo la città di Mascagni, ma non abbiamo più un museo a lui dedicato. Siamo la città delle “teste di Modì”, cosa che ci permetterebbe di accogliere milioni di visitatori con una mostra “del vero e del falso a confronto”, ma non le esponiamo. Abbiamo una storia di tolleranza unica al mondo in un momento in cui si continua ad uccidere in nome della religione. Insomma, anche se Livorno non può rivaleggiare con le città d’arte a noi vicine, ha comunque un meraviglioso patrimonio che la può comunque proiettare ad una visibilità internazionale. Da noi passano milioni di turisti (tra crociere e traghetti) a cui oggi non offriamo nulla. Ecco, secondo noi questo va completamente cambiato.

Hai parlato delle “Terme del Corallo”. Immagino che porterete avanti anche una battaglia per il recupero delle Terme? Qualche idea in merito?

Certo che si. Prima di tutto dico che se invece di fare il Nuovo Ospedale a Montenero (collocazione sbagliata per molti motivi) si fosse ricavato lo spazio nell’area attuale, avremmo potuto realizzare congiuntamente il sottopasso alla Stazione e quindi recuperare le Terme. Invece, è l’ennesima occasione perduta. Noi stiamo ragionando su un’ipotesi. Da ex amministratore che si è scontrato con le vere difficoltà della gestione di una città dico purtroppo che è difficilissimo trovare fondi pubblici per la risistemazione. Occorre una contribuzione privata, per cui si devono esplorare strade nuove come crowdfunding, mecenatismo… Ma soprattutto sarebbe importante trovare un uso delle Terme che gli consentisse di auto-sostenersi producendo un reddito. Visto allora che le Terme sono accanto alla Stazione, perché non le ristrutturiamo e le usiamo come piccolo campus universitario (sia per il Polo della Logistica che per le facoltà pisane), un luogo con aule, wi-fi e una struttura (al limite, da realizzare nuova) con camere per gli studenti?

Mentre per la gestione di altri beni culturali  in condizioni disastrose (Fortezze, Stazione S.Marco, Sanatorio Villa Corridi)?

Per le Fortezze, che sono inserite nel perimetro della Venezia, vale un discorso a parte. Quella deve diventare la zona turistica della città. Il centro di mostre e di eventi culturali, il luogo dove gli artisti hanno atelier in cui sviluppano le loro opere, nonché un luogo di spettacoli. Le possibilità sono quasi infinite e basta solo metterle in fila, dargli ordine e cominciare a lavorare per valorizzare quello che è un vero e proprio tesoro, mentre invece oggi la Fortezza Nuova è poco più che il “cartellone” su cui è esposta quella ridicola scritta “MSI fuorilegge”, il perfetto segnale che dimostra che questa città è rimasta con la mente ferma agli anni ’70, prigioniera del suo passato. Sugli altri beni, dico che la linea ferroviaria che passa alla Stazione San Marco va assolutamente riattivata. Sarebbe perfettamente funzionale ad una Livorno che si lancia nel futuro con il suo patrimonio del passato. Su tutto il resto (che è davvero tanto), non resta che rimboccarci le maniche e ricostruire questa città, che ormai è pressoché distrutta come dopo la guerra…

Cristiano, tu sei stato vicesindaco (eletto con Italia dei Valori) per la durata di circa quattordici mesi (2010-2011), non hai paura che quegli elettori che vanno cercando un’alternativa al Pd, ti possano penalizzare, perché per tale periodo sei stato in giunta con i Democratici? Voglio essere più pungente, e per tanto ti riporto anche un attacco apparso sulle colonne di Senzasoste, che ti definisce Scudiero del Pd, come rispondi a queste critiche?

Se Senza Soste avesse ragione, quando sono uscito dal mio partito mi sarei direttamente iscritto al PD. Magari oggi invece di “scudiero” sarei pure “cavaliere”… Io avevo all’inizio aderito ad IDV perché pensavo potesse portare ad un cambiamento positivo. Una scelta drammaticamente sbagliata e sono felicissimo di esserne uscito (in tempi non sospetti). Detto questo, è evidente che quando mi sono trovato in Giunta ho lavorato per la squadra, pur cercando di portare avanti le mie idee. Lo trovo giusto e corretto e non mi nascondo affatto. Però, la stessa voglia di cambiamento l’avevo allora e ce l’ho oggi. E visto che in PpL diciamo che Livorno deve cambiare, non ha senso fare lo “scudiero” di chi non vuole cambiare nulla. Dico anche che PpL è un progetto ”per Livorno”. Non siamo né destra, né sinistra, né centro, nel senso che poi ognuno di noi può avere le sue simpatie a livello nazionale. Io non ho mai nascosto che ho votato Renzi alle primarie di centrosinistra, per cui non nego che ho (e in PpL non sono il solo) una qualche simpatia per alcune persone che nel PD lottano dall’interno per cambiare le cose. Ma comunque quel partito resta in maggioranza conservatore e questa è la causa del declino di Livorno.

Qualche giorno fa i giornali riportavano una risposta piuttosto seccata dell’assessore ai Trasporti e alla Mobilità, Maurizio Bettini, che rispondeva ad un tua frase apparsa sul gruppo Facebook di Progetto per Livorno, (dove tu affermavi che gli interventi che avrebbero riqualificato Piazza Grande, sono diversi da quelli che furono presentanti quando eri vicesindaco e che del Progetto Pensiamo in Grande, resta per te, solo un pallido intervento, tanto da averlo ribattezzato Pensiamo in Piccolo)  dicendo che il progetto non è stato cambiato da quando presentato in giunta e anzi ti sfidava a elencare punto per punto i cambiamenti. Sei sempre d’accordo con quanto precedentemente affermato? Il progetto è realmente cambiato in peggio?

Ho chiarito sulla stampa nei giorni scorsi il senso di ciò che avevo scritto su Facebook. I cambiamenti cui accennavo sono che inizialmente era previsto che le auto girassero intorno al Duomo e non attraversassero la Piazza, che il terminal bus fosse alla Stazione FS (al punto di scambio con i treni) e che c’era una (utilissima) rotatoria al Palazzo dei Portuali. Non sono però questi i punti che contano. Quel progetto comunque riqualifica Piazza Grande, che ne ha davvero bisogno. Il problema è che di “Pensiamo in Grande” rimane solo una risistemazione, positiva ma di ridotta portata, della piazza. Nessun coraggio, nessuna visione di lungo termine, nessun ruolo per il Centro (schiacciato tra Porta a Terra e Porta a Mare). Ecco perché ho detto che siamo passati da “Pensiamo in Grande” a “Realizziamo in Piccolo”. Non era una critica a Bettini, che almeno ha più volte avuto il coraggio di fare al posto dell’opportunismo del non fare, ma a tutta l’amministrazione ed alla politica cittadina, che mentre Livorno declina inesorabilmente continua a mancare all’appello.

Avete qualche iniziativa per il futuro, per far conoscere il vostro gruppo?

Cercheremo di far conoscere le nostre idee. Ne abbiamo raccolte tante, perché noi non facciamo come molti politici che prima dichiarano e poi ragionano. Noi facciamo il contrario. Per questo stiamo lavorando da mesi ed teniamo continue riunioni dove discutiamo e costruiamo. Ora però dobbiamo renderci visibili. Faremo delle conferenze stampa, ma intanto un grazie ad Occhio Livorno che ci aiuta.

Ti sentiresti di fare qualche appello ai giovani livornesi, che sono quelli che maggiormente seguono il nostro blog?

Scriveteci (progettoperlivorno@gmail.com). Venite alle nostre riunioni. Noi non facciamo tessere. A PpL si partecipa liberamente, finché si vuole. Non ci interessa cosa si porta in tasca, ma le idee che si hanno in testa. Vogliamo idee, non ideologie. L’importante è risolvere i problemi.

Grazie ancora della disponibilità.

Ako
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