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lunedì 18 agosto 2014

Lo Sport è Cultura!

Sport e Cultura scritte con la maiuscola, nel titolo, non sono errori di distrazione di chi scrive, ma hanno un senso. O almeno lo hanno per me. Sport e cultura dovrebbero essere due termini che vanno costantemente a braccetto, che si studiano, si annusano e si fondono. E invece, molto spesso, tutto ciò non accade.





Lo sport (di qualsiasi tipo, agonistico e non) lo si pratica, compatibilmente con le proprie priorità, perché fa bene alla salute. Perché ci fa sfogare. Perché ci fa rilassare. O anche, in alcuni casi, perché ci dà da vivere. Ma poi chi lo racconta, come lo racconta? Esiste una vera, approfondita letteratura dello sport? Si, esiste. Ma in Italia, purtroppo, non è una strada molto battuta. Sono rare le eccezioni, penso a Gianni Clerici su Repubblica, a Federico Buffa dai canali di Sky: il racconto un po' epico delle gesta sportive ha perso appeal ed è passato di moda. Da una parte strozzato dalla crisi della carta stampata, dall'altra stretto nella morsa della spasmodica ricerca della notizia, minuto per minuto. Il tweet, la notizia flash, l'articolo breve. Con internet è cambiato il mondo e non si vede perché non dovesse cambiare l'approccio alle notizie, soprattutto sportive (anche se il discorso vale un po' per tutto). Si è persa la ricerca, l'approfondimento, la calma per leggere un articolo ben scritto e ben dettagliato.

Ma lo sport, al pari della musica, del cinema, del teatro, della pittura è pieno di storie che sanno emozionare, personaggi che possono far sognare. Perché ogni sportivo, anche il più milionario blasonato calciatore, è prima di tutto un essere umano che avrà fatto un percorso per arrivare a quel livello. E ingabbiare la storia di un uomo, con le innumerevoli sfaccettature che la compongono, nella prigione dei soli numeri, della pura statistica sarebbe uno spreco. Ben venga il miglioramento delle tecnologie che consentano da una parte di ridurre il condizionamento di una prestazione sportiva (da parte di un arbitro, di un giudice o chi per esso) e dall'altra di studiare sempre più a fondo le statistiche, i numeri che fanno di uno sportivo una macchina perfetta. Ma non si può prescindere, a mio parere, dal capire cosa c'è dietro: in che contesto politico o in che periodo storico si è sviluppato un determinato evento sportivo, come un Olimpiade o un Campionato del mondo di calcio. I Mondiali in Brasile hanno acquisito un altro sapore, una volta saputo il contesto socio-economico-politico in cui si stavano sviluppando, per fare un esempio. O ancora: che infanzia ha avuto o che difficoltà ha incontrato un maratoneta kenyota rispetto ad un nuotatore australiano.
Mario Magnozzi

Che c'entra Livorno? C'entra eccome. Livorno è una delle città più sportive d'Italia. E' la città più medagliata a livello olimpico, mondiale ed europeo (500 volte sul podio, i livornesi). E che dire poi, dei personaggi sportivi livornesi? Federico Caprilli, Nedo Nadi, Mario Magnozzi e Armando Picchi, per citarne alcuni.
Che c'è di male ad andar fieri nel mondo di artisti come questi così come lo si è di Modigliani, ad esempio? Chi decide cosa è culturalmente "alto" e cosa è culturalmente "basso"? Che bello sarebbe un Museo dello Sport a Livorno, un Festival dello Sport a ricorrenza annuale.Per poter raccontare e narrare pezzi di cultura sportiva non è mai troppo tardi, comunque.


Alessandro P.
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