Foto Ass. fotografica "Il Salmastro" |
N.B. Prima di cominciare, ti avvisiamo che ogni intervista di Livorno Acoustics è suddivisa in due parti. La metà che leggerai qui di seguito approfondisce gli aspetti legati al suo rapporto con le istituzioni e con la professione di artista, mentre l'altra metà che potrai leggere su Livorno Artistica è incentrata sul processo creativo del cantautore.
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1. Cosa pensi della scena musicale di Livorno?
La scena musicale è molto eterogenea, ma alla fine il rapporto è buono con moltissimi musicisti. Purtroppo ci sono dei gruppi dove non entri e locali dove non suoni, almeno che tu non sia della cerchia. In alcuni casi siamo ancora alla filosofia Punk, ossia impara a fare tre accordi e metti su un gruppo. Ma il mondo cambia, oggi qualsiasi gruppo ricerca un proprio stile, un proprio modo di comunicare. Forse noi livornesi dormiamo un po’ troppo sugli allori. Ci sono ovviamente punte di eccellenza. Trovo ad esempio che i Virginiana Miller siano tra i migliori gruppi italiani e mi piace molto il lavoro di Pietro Contorno e Stefano Brondi. Questa città però, pur essendo bellissima, ingabbia i musicisti in una maniera incredibile. Ne cito due: Carlo Bosco e Claudio Fabiani, meriterebbero di essere conosciuti in tutto il mondo perché sono dei musicisti eccezionali, molto sottovalutati.
2. Cosa pensi del pubblico livornese (relativamente alla musica)?
Quello del disinteresse verso la musica inedita non è un problema livornese, ma un problema italiano. Se fai musica tua la gente non ti presta orecchio perché c’è la paura di mettersi ad ascoltare qualcosa che sia fuori dai tranquilli giri delle solite canzoni. Inoltre a Livorno si pensa che chi suona o scrive lo faccia per mettersi in mostra e basta, invece chi non suona non capisce che scrivere e suonare sono due esigenze e se non le fai stai male. C’è un mondo di gente che ha molto da dire ma purtroppo nessuno oggi sa ascoltare.
3. Quali opportunità offre Livorno ad un musicista emergente?
I giri esistono e purtroppo è quasi impossibile entrarci o perché non piace quello che si fa, perché troppo originale o perché potrebbe piacere troppo...e ho detto tutto. Alcuni locali come l’Elvis Fan sono quelli che aiutano i musicisti. Poi ci sono personalità a cui ci si può rivolgere. Faccio tre nomi: Pietro Contorno, Stefano Brondi e Niko del Big Wave Studio. Sono persone che possono darti un giudizio spassionato e possono aiutarti a crescere. Lo spazio da trovare è molto poco ed è affollatissimo, ma ci si può e ci si deve provare. Inoltre il livornese (ma direi l’italiano) non ha sufficiente volontà di ascoltare qualsiasi cosa che non sia la solita musica.
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Il livornese è il popolo musicale per eccellenza. Ci sono esperienze musicali altissime e musicisti di una bravura eccezionale. Purtroppo queste esperienze sono eccezionali per il mondo mentre il nostro essere livornesi, per quanto bellissimo, ci fa credere che il mondo inizia a Stagno e finisca a Quercianella. Ovviamente non è così, abbiamo esperienze che sono livornesi ma non livornesizzate che sono bellissime. Cito ancora i Virginiana Miller, uno dei migliori gruppi sulla scena italiana, che a Livorno pochi conoscono perché pur essendo livornesi, non sono da “boia deh”.
5. Quanta influenza credi che abbia avuto Livorno sulle tue canzoni e sulla tua carriera?
Livorno è la mia città. Tutte le volte che scrivo di mare di odore del vento, parlo indirettamente della mia città. Chiaramente nascere in una città di provincia ti aiuta a livello di composizione ma ti tiene anni luce indietro per quanto riguarda il mercato, la presentazione del prodotto, il porti davanti ad un pubblico che ti ascolti. A Livorno nessuno più ascolta musica.
6. Quali sono le difficoltà economiche, burocratiche e istituzionali che un musicista incontra? Come le hai affrontate e, eventualmente, superate?
Ho affrontato le difficoltà economiche trovandomi un lavoro che mi permettesse comunque di fare musica. Nazioni come Francia o Cuba sovvenzionano gli artisti, almeno per un periodo di tempo. Purtroppo in Italia la Burocrazia e il clientelismo non consentono a tutti di accedere ai pochi finanziamenti. Chi lavora nella cultura e nell’arte non è considerato un lavoratore, ma uno che “cazzeggia”.
7. Come affronti quelle attività, collaterali a quella prettamente artistica, necessarie per promuovere la tua musica?
Stampa e Radio sono i canali di promozione che preferisco. Anche la rete funziona e ci sono dei siti buonissimi. Trovare date non è facile, ma perché i locali non vogliono (e ultimamente non possono) investire denaro nei gruppi che propongono musica propria. Tutti i locali ti chiedono, al momento di fissare una data, “quanta gente mi garantite?”. Io non organizzo eventi, io suono. Spetta al locale garantire una certa quantità di pubblico. La promozione comunque è una cosa importantissima e iniziative come Livorno Acoustics e blog come Occhio Livorno e Livorno Artistica fanno sicuramente un lavoro ottimo.
8. Cosa pensi dell'attività delle varie associazioni o enti culturali a Livorno?
Alcune associazioni sono veramente eccezionali (penso a Todomodo) e stanno facendo dei lavori eccezionali, ma anche altre associazioni lavorano benissimo sul territorio e riescono benissimo ad esportare le loro attività anche fuori Livorno.
9. Livorno presenta sufficienti servizi per la cultura (in particolare per la musica)?
E’ sempre più difficile vivere con la musica, anche per chi gravita intorno a questo mondo.
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Sarebbe bello che il sindaco creasse una piccola arena concerti da 300/400 posti dove poter far suonare le band livornesi senza per forza “dover conoscere qualcuno”, aperta a tutte le esperienze di tutte le età e di tutti i tipi di musica.
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