Ho la fortuna di vivere in un quartiere più o meno periferico di Livorno, La Leccia e da piccola dopo la scuola ero sempre giù in giardino a giocare quando con i pattini, da sola o in compagnia ma soprattutto con la bicicletta. Non sto neanche ad elencare le volte che sono cascata. Un giorno impaziente di andare senza le "ruotine" presi la bicicletta di una mia amica più grande e andai a finire contro un roseto...
Sarà
che quando siamo piccoli non si pensa alla parola "mobilità" forse pensiamo
agli sport che ci propongono i genitori o alle attività scolastiche. Ci
ricordiamo della "mobilità" nell’immobilità di qualche febbrone o di qualche mese
di gesso. Così siamo trasportati spesso come fagotti nelle
varie attività dei nostri primi decenni di vita.
Poi ricordo le superiori, la
fortuna o sfortuna di avere la fermata dell’autobus a due passi da casa che mi
portava in poco tempo davanti alla scuola ed è stato l’espediente per i miei
genitori di risparmiare sul motorino e per me di rendermi un pochino più
indipendente. Non vi dico l’umiliazione che può subire un/a ragazzo/a livornese senza
motorino… il totem dei giovani livornesi, si perché insomma ad oggi se il bimbo
è passato a scuola il regalo è il motorino.
Poi
è arrivata l’università e la patente ma andando a Firenze era impossibile usare
la macchina. Quindi "treno-piedi" ma dopo qualche mese di faticosa mobilità
decisi di prendere la bicicletta. La fortuna mi ha sempre seguito in questo, non parlo del percorso universitario ma del fatto che non mi è stata mai rubata
la bici!
Tralasciando le luci rotte, il campanello rubato e ogni tanto qualche
taglio nelle ruote. E’ stata la compagna di fiducia, la mia salvezza tant’è che
è qui che ho capito il vero senso della parola “mobilità”.
Sarà che avendo fatto architettura si ha un'impostazione a 360° della città ma spesso ci dimentichiamo di guardare non solo
il suo senso verticale dei palazzi e dei monumenti ma anche il suo senso
orizzontale: la rete di strade, di connessioni, di spazi aperti e fruibili per tutti i cittadini e delle necessità dell'essere pedone, ciclista, automobilista.
Così
dopo la Tesi, dedicata in primis alla mia vecchia bicicletta, ho deciso di
seguire il tema della mobilità nella mia città, Livorno.
Ho
preso parte al Percorso Partecipativo "Porta a mare" da cui sono emerse
molteplici criticità. Pur essendo una piccola zona quella analizzata, ovvero
quella comprendente principalmente i quartieri di Borgo Cappuccini e San Jacopo, sono sorte circa 80 proposte provenienti da cittadini di varia natura e molte
di queste riguardanti il tema della mobilità e la riqualificazione urbana.
Varie
iniziative come la “Settimana europea della mobilità sostenibile” mi hanno
fatto ancora di più comprendere quanto ci sia da lavorare. Ma da dove si può partire?
Concordo con quanto
detto dall’Assessore all’Ambiente e alla Mobilità Sostenibile Gordiani alla conferenza stampa tenutasi ieri mattina in
Palazzo Comunale in occasione della conclusione della SEMS “bisogna ripartire
dai giovani, dai ragazzi e scardinare un sistema culturale” che ormai vede
Livorno ai vertici delle classifiche italiane come numero più alto di motorini,
“bisogna aiutare questo cambiamento culturale che a scuola è bello andare a
piedi o per lo meno investire su campagne come la “Campagna 10 minuti” promossa
dalla Fiab Livorno La triglia in bicicletta, WWF Pandaciclisti Livorno, Legambiente Livorno, UISP Livorno per incentivare a svolgere attività "in 10 minuti che non implichino l’uso di un
mezzo inquinante".
Oggi
la parola "mobilità", riferendomi a Livorno ma anche per molte altre città,
non può essere separata all’idea di inquinamento ambientale, smog, polveri
sottili e inquinamento acustico. Così progetti come la “Sensor Web Bike”, la
bicicletta promossa dal CNR e Comune di Livorno ovvero una piattaforma mobile di monitoraggio della qualità dell’aria che riesce a rilevare in tempo reale la quantità di inquinamento presente potrebbe essere un ottimo monito per chi in maniera inconsapevole usa i mezzi a
motore anche per poche decine di metri dato che i dati possono essere consultati online immediatamente.
Penso che questo riflessione debba
essere posta soprattutto a quei genitori che pensano di aiutare un figlio ad essere
indipendente rendendolo poco consapevole dei danni che reca all’ambiente il
mezzo inquinante che andrà ad utilizzare.
Se
si potesse regalare una bicicletta e si usasse quotidianamente in città, si
comprenderebbero molte più cose e tutta la cittadinanza inizierebbe ad avere altre
priorità: la voglia di piste ciclabili ben segnate e più sicure, avere più
rispetto di dove si parcheggia la macchina, essere più consapevoli del proprio mezzo...
Perché
spesso una città può essere progettata, pensata a livello di mobilità in teoria in maniera perfetta ma è
la coscienza di chi la usa che la rende più efficiente. Altrimenti è come dare
una Ferrari ad un bambino.
E' vero dovremmo partire dalle infrastrutture, dagli spazi per ogni esigenza e da mezzi di trasporto pubblico più efficienti e se servono troppi soldi che si tenti con dei mesi
di prova con una segnaletica temporanea come nel caso di Times Square a New York!
Forse è un po' grosso come paragone, ma potremmo così coinvolgere la cittadinanza ad essere meno critica e più attiva nel trovare la soluzione più giusta nel rispetto di tutti.
Ma si, prendiamola a ridere come scrive benissimo il nostro comico livornese Claudio Marmugi, dai livornesi c'è da aspettarsi di tutto...!
Silvia B.
Silvia B.
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