Nudo rosso di Amedeo Modigliani, probabilmente uno dei più grandi capolavori dell'artista livornese, è sicuramente da inserire fra i più bei nudi di tutti tempi. Quest'opera sarà la protagonista dell'asta “The Artist's muse” organizzata da Christie's per il 9 Novembre a New York, e pare che per aggiudicarsela si dovranno staccare assegni da oltre 100 milioni di dollari. Un altro capolavoro del genio Modigliani che con ogni probabilità si allontanerà dall'Europa, eppure fino a pochi anni fa quest'opera comprata dal collezionista italiano Mattioli era custodita in Italia. Si tratta di un'operazione legittima?
Iniziamo da capo, “Nu Couché” o più comunemente chiamato “Nudo rosso” o “Nudo disteso” è stato dipinto da Modigliani nel 1917, quando l'artista era allora sotto contratto con il mercante Leopold Zborowski. Il quadro interessò anche una delle vicende fondamentali della biografia dell'artista, venne infatti esposto alla Galerie Berthe Weill a Parigi in occasione della prima mostra personale del pittore, quando lo stesso giorno dell'inaugurazione, il commissario di polizia chiese la rimozione dei nudi esposti in vetrina, a causa dello scandalo che suscitarono. Poi l'opera passò nella mani del grande collezionista Jonas Netter (con la sua collezione venne allestita la mostra "Modigliani Soutine e gli artisti maledetti” prima a Milano e poi a Roma), per poi arrivare in Italia acquistata da Cesarina e Riccardo Guarino a Torino, fra i più grandi collezionisti italiani del primo Novecento. La loro grande collezione che oltre a diversi Fattori e Macchiaioli, conteneva anche uno studio dell'Olimpia di Manet e 7 dipinti di Modigliani, fu quasi totalmente dispersa allorché Riccardo Guarino fu arrestato durante il regime fascista mentre scappava al confine. L'opera, passata nelle mani di una società finanziaria, venne venduta nel 1934 dalla Galleria Pesaro di Milano al collezionista bresciano Pietro Feroldi. Nel 1949 quasi l'intera collezione Feroldi, composta da 69 dipinti, tra cui “Nudo rosso”e 8 sculture, venne acquistata dall'industriale tessile Gianni Mattioli (1903-1977), che prese in affitto un appartamento in via Senato 36 a Milano, per trasformarlo in una galleria dove esporre la sua collezione in continua crescita, visitabile fino al 1965. Dal 30 novembre del 1967 la collezione, etichettata dal sovraintendente dell'epoca "collezione unitaria indivisibile”, viaggiò per diversi musei americani e in tutto il mondo. Nel 1973, 26 di queste opere tornarono in Italia e dal settembre 1997 fino ad oggi, per volontà dell'erede Mattioli, che non trovò un accordo con il Comune di Milano, sono esposte al Peggy GuggenheimMuseum a Venezia, in qualità di deposito a lungo termine (inizialmente dovevano essere solamente 5 anni). L'erede commentava così sulle pagine del Corriere della Sera: “[..] La Guggenheim, che è in via di espansione, mi ha fatto questa proposta che mi è parsa positiva, soprattutto perché si tratta di uno spazio internazionale, pur trovandosi in Italia”.
La storia del quadro, fin qui, sembra essere più o meno lineare, ma non è chiaro quando e in che termini “Nudo rosso” di Modigliani sia finito esposto al Moma di New York e in questi giorni messo all'asta.
In Italia esiste una legge, n. 1089 del 1939, vigente fino al 2004 con l'entrata in vigore del “Codice dei beni culturali del paesaggio”, che disciplina le cose, immobili e mobili, che presentano interesse artistico, storico, archeologico o etnografico, siano esse di proprietà dello stato o di privati ad esclusione delle “opere di autori viventi o la cui esecuzione non risalga ad oltre cinquant'anni” (art.1). L'articolo 35 stabilisce che: “È vietata l'esportazione dal regno delle cose indicate nell'art. 1 quando presentino tale interesse che la loro esportazione costituisca un ingente danno per il patrimonio nazionale tutelato dalla presente legge”. Anche nel Codice più recente vengono mantenuti questi principi, l'articolo 65 stabilisce infatti che è vietata l'uscita definitiva dal territorio della Repubblica “delle cose, a chiunque appartenenti, che presentino interesse culturale, siano opera di autore non più vivente e la cui esecuzione risalga ad oltre cinquanta anni” (Fatto salvo, ovviamente uscite per mostre temporanee).
Il problema della vendita del “Nudo rosso” sussiste quindi dal momento in cui non è chiaro in che anno l'opera sia uscita dall'Italia, se prima del 1967 (cinquant'anni dall'esecuzione) e quindi legittimamente, oppure dopo tale data.
Verrebbe da pensare che l'opera avesse cambiato proprietà prima della sua uscita dall'Italia nel '67 per viaggiare con tutta la collezione, ma non è così poiché come scritto sul catalogo di Christie's, stampato in occasione dell'asta, solamente nel 1987 la proprietà è passata dagli eredi ad un privato in Svizzera. Se fosse realmente così, l'opera sarebbe stata oggetto della legge 1089/39.
Comunque sia andata, è certo che la vendita di questa straordinaria opera ad un privato, che resterà anonimo, è una grave perdita per tutti. L'annuncio dell'asta ha scaturito tantissime proteste, anche del collezionista Carlo Pepi, esperto di Modigliani che si è espresso con parole molto dure e di rammarico: “A proposito di Modigliani c'è da denunziare la vergogna data dal fatto che sta per andare in asta uno dei suoi massimi capolavori il "Nudo rosso". L'opera si trovava in Italia nella collezione di Gianni Mattioli. Con la sua morte è passata alla figlia che lo prestò al Guggenheim di Venezia e da qui è finito a New York ove il 9 p.v. andrà all'asta per sparire molto probabilmente, definitivamente dall'Italia tra i disinteresse generale ed in particolare di coloro che sono preposti alla salvaguardia del nostro patrimonio artistico..E' una grande vergogna ed alzo forte la mia protesta.”
È necessario dare una nota di merito a chi, anche nel deserto culturale in cui ci troviamo, ha segnalato la strana storia al Ministero dei beni culturali. Alcuni sentori del M5S ha presentato infatti il 3 novembre un'interpellanza al Senato e alla Camera, chiedendo delucidazioni e trovare eventuali responsabilità.
Comunque vada a finire questa storia, spero vivamente che tutti possano imparare una lezione, i quadri di Modigliani non devono diventare bandiere di stupidi provincialismi, nessuno con un po' di senno potrebbe davvero chiedere che Nudo rosso venga consegnato a Livorno, città che con tale opera non ha proprio niente a che fare, credo invece si possa fare ben altre riflessioni, chi era in questo caso l'organo predisposto a controllare, o meglio chi oltre alle sonnolenti istituzioni?
Mi piacerebbe risponde i cittadini, ma purtroppo non è possibile credere che questo ruolo di garanzia possa essere assolto da iniziative popolari, Gli Archivi Modigliani dovrebbero caricarsi di questo ruolo, purtroppo la verità è che anche se nati nel 1938 per iniziativa della figlia Jeanne, ben presto finirono per tradire il suo volere, ovvero quello di “tutelare, conservare, proteggere e studiare l'opera paterna”. Prima spostati a Roma (contro lo stesso desiderio di localizzarli a Livorno di Jeanne), infine dopo le note controversie legali che hanno interessato anche il presidente Christian Parisot, sembra che tale organo abbia perso il suo prestigio e ruolo, tant'è che si è creata una situazione confusa a causa del rapporto ambiguo e non chiaro con l'Istituto Amedeo Modigliani di Roma, di cui sempre Parisot era presidente fino al 2012. In ogni caso l'attuale Istituto, sembrerebbe aver messo da parte l'importante compito di tutela, inseguendo invece l'opinabile desiderio di costruire a Roma una costosissima Casa Modigliani. E allora Livorno cosa può fare?
Intanto come già detto smettere di usare Modigliani nella sua guerra di provincialismo, ma dare un contributo a quella che è l'immagine e lo studio sul pittore. Riportare gli Archivi a Livorno potrebbe essere un impresa non facile, e allora perché non cominciare intanto istituendo una fondazione o un altro organo di studio e tutela? Perché non riunire studiosi e finanziare tesi di laurea che portino contributi nello studio di questo grande genio del '900 italiano?
Finalmente Livorno dimostrebbe di rendere qualcosa a questo pittore, invece di pretendere di poter usufruire della celebrità di Modigliani senza fare alcunché di lodevole .
Ako e Federica
Mi piacerebbe risponde i cittadini, ma purtroppo non è possibile credere che questo ruolo di garanzia possa essere assolto da iniziative popolari, Gli Archivi Modigliani dovrebbero caricarsi di questo ruolo, purtroppo la verità è che anche se nati nel 1938 per iniziativa della figlia Jeanne, ben presto finirono per tradire il suo volere, ovvero quello di “tutelare, conservare, proteggere e studiare l'opera paterna”. Prima spostati a Roma (contro lo stesso desiderio di localizzarli a Livorno di Jeanne), infine dopo le note controversie legali che hanno interessato anche il presidente Christian Parisot, sembra che tale organo abbia perso il suo prestigio e ruolo, tant'è che si è creata una situazione confusa a causa del rapporto ambiguo e non chiaro con l'Istituto Amedeo Modigliani di Roma, di cui sempre Parisot era presidente fino al 2012. In ogni caso l'attuale Istituto, sembrerebbe aver messo da parte l'importante compito di tutela, inseguendo invece l'opinabile desiderio di costruire a Roma una costosissima Casa Modigliani. E allora Livorno cosa può fare?
Intanto come già detto smettere di usare Modigliani nella sua guerra di provincialismo, ma dare un contributo a quella che è l'immagine e lo studio sul pittore. Riportare gli Archivi a Livorno potrebbe essere un impresa non facile, e allora perché non cominciare intanto istituendo una fondazione o un altro organo di studio e tutela? Perché non riunire studiosi e finanziare tesi di laurea che portino contributi nello studio di questo grande genio del '900 italiano?
Finalmente Livorno dimostrebbe di rendere qualcosa a questo pittore, invece di pretendere di poter usufruire della celebrità di Modigliani senza fare alcunché di lodevole .
Ako e Federica
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