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sabato 18 giugno 2016

So di non sapere: quattro parole per rivoluzionare Livorno

Da un pomeriggio di noia e casualità nasce questo articolo, una piccola riflessione su Livorno e qualche critica.  


Cogliendo l'occasione di un pomeriggio soleggiato decido di prendermi una pausa dallo studio e fare la turista per un giorno a Livorno, cosa che non facevo da tempo.

Decido di andare in Fortezza Vecchia, meta che molte volte ho tralasciato per la sua inaccessibilità. Mi avventuro nelle gallerie, entro nel quadrato dei pisani e noto con piacere il nuovo bar, i tavoli e il palco pronti ad accogliere i clienti all'ora dell'aperitivo, salgo le scale trovo la Fortezza pulita, con cartelli informativi, ben curata e soprattutto accessibile! L'ultima volta che ero stata lì tantissime zone erano chiuse, anche per colpa dei gabbiani; entro nella Chiesa di San Francesco che ospita una mostra della scuola 'La Fucina', per la prima volta da quando sono arrivata a Livorno sono riuscita a salire fino alla cima del Mastio, ammirare Livorno dall'alto, perdermi tra i percorsi intricati della Fortezza, ho anche attraversato il nuovo ponte mobile, ero emozionata, dico davvero. 


Ma questo articolo non vuole parlarvi della Fortezza, ma di una conferenza a cui ho assistito quel pomeriggio nella Sala Ferretti. La conferenza dal titolo 'Livorno in piazza: Mori, Granduchi o Villani?' è stata organizzata dall'Associazione la Repubblica dei Villani, che scopro essere nata tra gli altri con lo scopo di far conoscere la storia di Livorno e che ha come simbolo il Villano di Livorno.

La conferenza voleva proprio raccontare la storia di questo Villano e del suo Monumento, credo che l'obiettivo finale fosse quello di avere delle fondamenta solide per proporre lo spostamento di questa statua attualmente in Largo Fratelli Rosselli. 
Relatori alla conferenza tre professori dell'Università di Pisa, intravedo tra il pubblico anche il Sindaco Nogarin.

Ascolto con interesse i contributi dei professori, tutti parlano della delicata questione di spostare un monumento, spostarlo sì, ma in un progetto urbano, non calato dall'alto senza nessun significato e rapporto con ciò che lo circonda; particolarmente interessante poi l'intervento della Professoressa A. Gioli che ha ripercorso la storia del monumento del Villano e del suo significato nel corso del tempo, un monumento creato dalle autorità per ricordare la fedeltà di Livorno a Firenze (significato del 1600) e contro il potere dell'impero (durante il risorgimento), mi è sembrato che l'intervento che non sia stato molto gradito dai partecipanti alla conferenza che danno un significato più popolare, un monumento 'collettivo e socialista, simbolo della lotta per la libertà di un popolo'.
Ma ognuno ha il suo parere, e ripeto era solamente una mia impressione.

Dopo qualche altro intervento e domanda prende la parola il sindaco e il suo intervento mi ha lasciato molto perplessa. Ha commentato gli interventi dei professori affermando che il ricollocamento di una statua, ad esempio quella di Chia allo Scoglio della Regina, non deve essere visto solitariamente ma in un'ottica generale di arredo della città, e aggiunge che si era vagliata l'ipotesi di spostare il monumento del Villano per valorizzarlo, ma cosa vuol dire valorizzarlo? Aggiungere valore rispetto a cosa, per chi?

Ammetto di essermi persa il nesso logico con cui il Sindaco dallo spostamento del monumento arriva a parlare di turismo. Se l'associazione propone di spostare la statua vicino alla Fortezza perché era lì la sua collocazione originale, perché è legata a quel luogo storico posso capirlo, ma la motivazione turistica del Sindaco io proprio non l'ho capita. Tralasciando alcune affermazione sul turismo che mi hanno fatto accapponare la pelle, come il fatto che i croceristi non sono turisti, non capisco come il Sindaco si faccia sempre promotore di idee e proposte senza senso e senza un minimo di competenza in merito, forse ogni tanto affidarsi a persone competenti e non mostrare tanta presunzione nell'essere esperto di tutto potrebbe aiutare, se non lui sicuramente la città di Livorno.

Questa città non decollerà mai dal punto di vista turistico se questi sono i presupposti; creare accoglienza, esperienze, questo è turismo.. non un arredo urbano fatto con statue svuotate dal loro significato! Proprio quel pomeriggio ho dato indicazioni a circa una decina di persone spaesate sul 'bellissimo' ponte di Santa Trinità, tutti croceristi o in attesa di imbarcarsi, caro Sindaco se quelli non li considera turisti, per lo meno possiamo classificarli come potenziali turisti, e loro vedendo la statua del Villano dovrebbero decidere di tornare a Livorno? O forse sarebbero necessari interventi più incisivi volti soprattutto all'accoglienza?

Ogni città ha una sua vocazione turistica, se ce l'ha, e non possiamo pretendere che Livorno abbia lo stesso tipo di turisti di Firenze, parlo di tipo non di numeri. Basta guardare qualunque dato dell'Osservatorio del turismo per capire che Livorno è caratterizzato da un turismo breve. Breve sì, ma importante, che non va tralasciato, ma anzi va migliorato, valorizzato, accolto e strutturato (aggiungiamo anche sfruttato dal lato economico)! Concentriamoci su quello che abbiamo che è molto e gestiamo in maniera produttiva ed efficace quello, perché ricordiamoci che non siamo a Firenze, a Las Vegas o a Rio, siamo a Livorno ed è nostro dovere volerle bene. 

Esco arrabbiata e mi dico, beh non capirà granché di turismo ma con la Fortezza Vecchia ha fatto un ottimo lavoro... ah già, non è gestita dal Comune...

Federica P.
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1 commento:

  1. Federica credo che tu, guardandoci un po' dall'esterno, abbia centrato veramente il punto. Il pressappochismo, l'improvvisazione e la faciloneria sono a tutti i livelli la palla al piede di questa città. Eppure Livorno avrebbe professionalità e competenze all'altezza. Solo che queste non trovano la maniera di esprimersi, quando non sono apertamente ostacolate. L'attuale giunta comunale poi, proprio per sua natura costituitiva, è con tutta evidenza il non plus ultra del carattere pressappochista cittadino. Detto senza alcun intento polemico, ma con profondo dispiacere.

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