Domenica. Novembre.
Livorno. Al suono di queste tre parole alcuni di voi avranno già
staccato gli occhi dallo schermo; altri avranno indossato il primo
pigiama di pile e si saranno accovacciati sotto le coperte; altri
ancora avranno le ginocchia tra le braccia e si staranno dondolando in
un angolo con gli occhi spalancati. Conosco benissimo questi stati
d'animo, ma credetemi quando vi dico che sono solo perdite di tempo.
Domenica 23 novembre, infatti, ho abbandonato l'accogliente nido casalingo e, armata di buone intenzioni, cappotto pesante e macchina fotografica, mi sono diretta al nostro sottovalutato lungomare labronico che, come sempre, non mi ha deluso. All'interno del Meeting & Conference Center Palazzo Pancaldi, infatti, alle 16, ha avuto luogo la presentazione dell'ultimo lavoro fotografico del famigerato, operatore “livornese”, Luigi Angelica: il volume “Livorno Linea 1”, con più di 100 scatti realizzati nella nostra bella città.
Angelica impara
l'arte della camera oscura negli anni Sessanta, un periodo di assidui
avvenimenti mondani, soprattutto a Castiglioncello, per la presenza
dei grandi nomi dello spettacolo e del cinema che egli immortala in
qualità di photoreporter. Dopo aver vissuto qualche anno a Milano
dove ha preso contatto con il Circolo Fotografico Milanese, decide di
ritornare a Livorno per aprire il suo studio fotografico, il “comune
più magnetico di Italia” come lo descrive il fotografo. La sua
carriera oscilla tra corsi di specializzazione in giro per l'Europa,
insegnamento di fotografia nelle scuole e redazione di articoli di
tecnica fotografica su riviste specializzate. Con il suo curriculum e
i suoi lavori, nel 2002 riceve, finalmente, la Qualifica Italiana ed
Europea di fotografo professionista, in occasione del Congresso
Mondiale della Fotografia di Orvieto.
Ad oggi,
rendere merito a questa sua ultima opera è senza dubbio d'obbligo, soprattutto perché è stato lui il primo che ha reso
omaggio a noi labronici, coinvolgendoci nei suoi scatti per tutti questi anni.
Il progetto “LivornoLinea 1” nasce sotto forma di racconto, una storia che narra le
vicissitudini dei cittadini, tra le bellezze di Livorno, che
utilizzano il mezzo di trasporto pubblico più sfruttato per recarsi
a fare la spesa al Mercato delle Vettovaglie, per passeggiare nel
centro della città tra le cementificazioni di Piazza Grande, per un
aperitivo alle baracchine, per andare allo stadio, all'ippodromo, ai
Tre Ponti, al Moletto di Antignano fino al belvedere di Montenero.
Insomma, il fotografo ci regala una selezione dei suoi scatti più
significativi, alacremente lavorati in post produzione, armonizzati
in un gioco di movimenti e di cromature, enfatizzato dalla costante
presenza di personaggi caratteristici, architetture e bellezze che
conosciamo molto bene. Luigi Angelica vuole mostrarci la sua
percezione, il modo in cui egli utilizza il mezzo fotografico,
donandoci la consapevolezza che il suo è semplicemente un punto di
vista tra i tanti, dimostrandoci che chiunque può fotografare, che ognuno può
scorgere un attimo, una sensazione, un sussulto; basta avere il mezzo adatto: lo sguardo o una lente fotografica.
Alla presentazione, oltre all'autore, sono intervenuti Nicola
Perullo (assessore al Turismo e Sport del Comune di Livorno),
Maria Lia Papi (Archivio di Stato) i cui testi sono stati interpretati da Luca e Sara Dieci in un reading, Nicola Miceli (critico d'arte), Mauro Zucchelli (giornalista) e Massimo Bassano (fotogiornalista della National Geographic). In questo senso, ci tenevo a concludere questo mio scritto con un aneddoto raccontato proprio sul finale da Massimo Bassano:
"Quando avevo 14 anni andavo a scuola e la scuola era distante 5 km. Facevo l'Istituto Nautico. Livorno
sa bene che cos'è. Mia mamma mi dava 100 lire al giorno: 50 lire al
biglietto di andata e 50 lire al biglietto di ritorno. Un autobus che
non ho mai preso. Ho sempre messo in tasca le 100 lire e, all'età di 15
anni, mi sono pagato il biglietto del treno per venire a Livorno a
frequentare i corsi dell'Accademia Navale, i corsi di vela [...]. È
stata la mia prima vera fuga da casa: Livorno. Per cui sono legato per
sempre a questa città. C'ero il 10 aprile 1991, tristissimo 10 aprile
1991 con le fiamme sul mare, e ci sono tornato diverse volte, anche a
fotografare [...]. Per cui sono chiaramente legato a questa città, in cui
sono tornato più spesso nell'enormità del pianeta, perchè fotografo il
mondo, come diceva Luigi. E credo in una cosa, quell'autobus che non ho
mai preso, vi garantisco che è il miglior modo di viaggiare".
Giulia
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