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martedì 13 novembre 2012

Avanti Teatro San Marco, alla riscossa!


Il 21 Gennaio del 1921 a Livorno, nello storico teatro Goldoni, si tenne il congresso del Partito Socialista Italiano per discutere sulla proposta (le 21 condizioni) avanzata dal Comintern (Internazionale comunista) a tutte le formazioni politiche di proletari rivoluzionari europei.
Dopo alcuni giorni di consultazioni e dibattiti, emersero nuove correnti che avrebbero diviso irrimediabilmente il partito socialista italiano e che avrebbero fatto la storia della politica di sinistra e della Resistenza in Italia.
Fu così che i sostenitori della mozione comunista (o di Imola) guidati da Gramsci e Bordiga, credendo che la direzione presa dal partito socialista fosse lontana da quella indicata dal Comintern, abbandonarono il teatro situato nel centro della città, per spostarsi nel Teatro San Marco nel quartiere Venezia.
Ciò che rimane del teatro San Marco
Un teatro che le cronache ci descrivono come magnifico e lussuoso, seppure già all'epoca in avanzato stato di degrado, tanto che i presenti erano costretti a presenziare al congresso con l'ombrello, dato che l'acqua si infiltrava dal soffitto.

Il Partito Comunista Italiano nato dal congresso del Teatro San Marco, sarà uno dei principali partiti della politica italiana fino al 1991 (anno della sua dissoluzione), oltre che protagonista nella lotta per l'acquisizione dei diritti dei lavoratori e della Resistenza antifascista.

Oggi, il PCI non esiste più e dello storico teatro che ne vide la nascita, è rimasta solo parte della facciata e una targa commemorativa, oltre che una bandiera con la falce e martello, che indefessa sventola da anni a dispetto anche delle critiche e della volontà di levarla dell'ex Ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini.

Nonostante sia passato quasi un secolo dal congresso del teatro San Marco, nella gran parte dei livornesi è da sempre vivo l'interesse e la simpatia per questo partito (come dimostrano le bandiere comuniste che sventolano allo Stadio).
Da sempre considerata roccaforte rossa, eccetto il periodo del ventennio, la città ha visto succedersi solo sindaci, espressioni della sinistra, oggi ben più “moderata".

Questo non è bastato per salvaguardare o valorizzare un luogo tanto importante per la memoria storica della città: mutilato dalla guerra e dal trascorrere del tempo, la struttura è stata impiegata per vari scopi, fino a lasciarla sfitta e costruirvici una scuola materna nella parte adiacente.
La targa posta sull'ottocentesco teatro

Si tratta di un luogo con fortissimo valore storico, al di là delle proprie ideologie e che quindi non può essere abbandonato (come del resto anche il Monumento a Ciano).
Una struttura che sapientemente utilizzata potrebbe essere un richiamo per i nostalgici di tutto il paese ma anche per i cultori della storia o i curiosi in generale.

Possibile che Predappio, città famosa per aver dato i natali a Benito Mussolini, riesca a valorizzare la città e le sue strutture nonostante un'amministrazione di sinistra mentre Livorno, che fa vanto delle sue origini proletarie e di sinistra (con amministrazioni da sempre di sinistra) non riesce a valorizzare il Teatro San Marco, palcoscenico di uno degli avvenimenti più importanti della politica italiana?

Lo scorso anno, in primavera, ai Bottini dell'olio, fu ospitata una mostra itinerante dal nome "Avanti Popolo-il PCI nella storia d'Italia" che ripercorreva la storia di questo partito, con documenti e manifesti d'epoca (alcuni anche squisitamente livornesi) e con anche strumenti innovati e tecnologici, con cui si poteva ripercorrere e interagire con la storia di questo partito.
Inutile dire che la mostra fu un successone, con visitatori provenienti da tutta la Toscana ed oltre.

Eppure anche questo non è bastato per far capire alle amministrazioni un altro dei tanti potenziali sprecati a Livorno.
Non ci vuole certo un genio per capire che nella cornice del teatro San Marco, sarebbe perfetto un museo sul PCI o sulla Resistenza. Un museo volto a testimoniare e acculturare le giovani generazioni su quella che è stata la politica italiana  prima della Seconda Repubblica e sui valori dell'antifascismo, oltre ovviamente a richiamare turisti, con la possibilità quindi di creare altri posti di lavoro nel settore turistico-culturale.

Perché quindi non far un progetto in tal senso? Di locandine, diari e altri documenti dell'epoca ne abbiamo in gran quantità e anche l'Istoreco (istituto storico resistenza) son sicuro che darebbe il suo contributo, potrebbe anche farsi prestare, donare o acquistare altro materiale sparso per l'Italia.
Così facendo si darebbe vita ad un importante museo per la città ma anche per la nazione.

Saluti
Ako



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