Intendo il cambiamento positivo, quello contro la cementificazione, ma anzi votato a favore delle riqualificazioni urbane e architettoniche. Abbiamo visto ad esempio il Piano nazionale per le città (D.L. 83 del giugno 2012). Spesso sento chi di dovere, farsi scudo dietro un'affermazione: "c'è crisi, non ci sono soldi, non possiamo prenderci questi impegni". Mi rendo conto che il momento non è dei più rosei, ma pensiamo a quanto potremmo valorizzare il territorio italiano nel momento in cui tutti i suoi più ricchi industriali ad esempio, volessero contribuire a migliorare le aspettative di vita culturale di un paese come l'Italia, peraltro vi riprenderebbero parte dei soldi spesi oltre che la fama di aver contribuito a migliorare la loro fama e il loro Paese (vedi l'esempio di Della Valle e il Colosseo). Una pulitura primaverile urbana non fa mai male, ma dipende come la intendiamo, non basta né tagliare l'erba a un prato, né aprire quel parco se poi il contesto in cui è inserito è un "cantiere a cielo aperto", pericolante, cedevole seppur nostro patrimonio storico, artistico, architettonico. Siamo bravi noi cittadini a degradare quello che abbiamo, vediamo ad esempio: le pennellate di tinta grigia (come si può?) sulle colonne del Cisternone, a nascondere una precedente bomboletta (rossa o nera, non ricordo!) o anche la bomboletta nera sulle mura della Fortezza Nuova, "rimarcata" perché con il tempo si era scolorita la prima e non venitemi a dire come già ho sentito che è perché lascia un segno della storia di Livorno! Non si può pensare di mescolare la storia di una città con un "degrado architettonico" come dimostriamo solo la nostra ignoranza in merito alla conservazione architettonica, volendo "tatuare" pure un muro che ha fatto la storia dell'architettura, tatuiamo noi stessi, ma non un'architettura del Poccianti, esempio del Neoclassico italiano e che troviamo pure sui libri di storia dell'architettura. A rovinare la città però non sono solo tinte sbagliate e bombolette e in tal proposito potrei aprire il primo capitolo di un lungo libro, ma voglio tagliare e tralasciare molte delle cose di cui abbiamo già ripetutamente parlato: Terme del Corallo che vengon giù, le baracchine sul mare che sembrano centri commerciali di cui la maggior parte rimane vuota, la sessantina di palme messe a suo tempo sul viale Italia che a suo tempo son costate centinaia di migliaia di euro (perchè consideriamo una palma che costa minimo minimo 5000 euro per una altezza di 12 m, ora fate il conto moltiplicando per 60 c.a.).
La voglia di "photoshoppare" le baracchine, clonando il mare. |
Va beh scusate vi ho annoiato?! Lo so, sono noiosa a volte, non ho ancora capito che se c'è in città un "guscio antico" si deve auto degradare e un pò ci vuole! Magari diamoci sopra un pò di bomboletta che lo aiutiamo!
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