Oggi conosciamo più da vicino un
giovane attore della Compagnia Vertigo di cui abbiamo avuto modo di
parlare nell'articolo riguardante lo spettacolo “Lo Zoo di Vetro”,
andato in scena al Teatro Vertigo lo scorso dicembre.
Stiamo parlando di Gianluca Arena,
classe 1990. È laureato col massimo dei voti all'Università di Pisa
in Discipline dello Spettacolo e della Comunicazione ed è anche
attore, regista e autore teatrale.
Ha appena venticinque anni, ma la sua
vita è una di quelle vissute appieno, proprio perché alla base c'è una passione forte e viscerale per il
teatro.
Passione che lo ha portato a calpestare le assi di legno del
palcoscenico fin da ragazzino, muovendo i suoi primi passi
all'interno della Compagnia Vertigo, proseguendo poi il suo percorso
teatrale anche all'Università, dove ha avuto modo di ampliare le sue
conoscenze teatrali in ambito teorico, senza tuttavia lasciare la
Compagnia Vertigo, che è un po' il suo nido.
Ad una prima occhiata sembra essere un
ragazzo come tanti. È giovane e ha voglia di divertirsi, di
scherzare, di ridere. Come tutti i ragazzi della sua età ha voglia
di vivere la sua vita con spensieratezza. Ma basta passare con lui un
pomeriggio per rendersi conto che Gianluca è molto di più di quello
che appare, per capire che è una persona profonda, sensibile,
curiosa. Gianluca non è uno che si accontenta, soprattutto per
quanto riguarda il Teatro. È sempre pronto a modificare,
sperimentare e sviluppare quello che fa, sia in qualità di attore,
sia come regista che come drammaturgo (tanto che i suoi amici lo
chiamano "l'Arenaturgo"). Ed è proprio per questo motivo, per la caparbietà e per il talento, che il 20 Dicembre 2014
Gianluca è riuscito ad essere uno dei finalisti del Concorso Nazionale di Drammaturgia,
"Diversamente Stabili", organizzato dal "Teatro dellaColazione" di Roma, in collaborazione con l'Associazione "Sipari
d'Oriente Teatro Elettra" di Roma.
Il Concorso si apre a Drammaturghi e
Registi Teatrali di tutta Italia e prevede un premio in denaro per i
vincitori. Le opere teatrali selezionate dal concorso sono opere
inedite, ma dà la possibilità agli autori finalisti di vedere messo
in scena il proprio scritto per la prima volta a Roma, da registi che
a loro volta vengono selezionati dal concorso.
Questo è un momento importante per la
sua vita, perciò abbiamo deciso di fare a Gianluca qualche
domanda...
Gianluca Arena alla Conferenza Stampa a Roma durante il concorso "Diversamente Stabili" in cui presenta il suo Atto Unico Cenere |
1) Sei tra i finalisti del concorso di
drammaturgia "Diversamente Stabili" con il tuo Atto Unico Cenere,
che andrà in scena a Roma il 22, 23 e 24 Aprile 2015. Raccontaci
brevemente qual è la storia.
Cenere è un atto
unico suddiviso in cinque quadri. La vicenda narra di una giovane
studentessa di medicina, Caterina, che convive oramai da tempo con
Tazio. Ma già da diversi mesi vive all'insaputa del fidanzato una
travolgente quanto intensa e catartica attrazione sentimentale per
il pittore Tony. Nonostante le circostanze, i due continuano a
frequentarsi di nascosto, combattendo tra regole socio-morali e il
forte desiderio reciproco, difficile da contrastare. Il carismatico
Tony, fantasioso, poetico ma anche spiritoso e ironico, permette a
Caterina di rivelare se stessa e le proprie emozioni profonde
represse da tempo: le presenta un mondo colorato, vivo, libero, ma
non per questo falso o buonista. Un mondo "altro" che supera i
confini del quotidiano, più vero e sincero del nostro. Tuttavia,
Caterina si lascia schiacciare dalla dura e claustrofobica realtà
pur sapendo benissimo che l’amore iniziale per l’ingegnere di
successo Tazio, intenzionato a sposarla, è oramai diventato solo
compassione.
2) Come hai iniziato a
scrivere opere teatrali? Hai seguito un corso di Drammaturgia?
Ho cominciato a scrivere
dopo gli esami di maturità. Da molto tempo frequentavo il teatro,
tra spettacoli e corsi, e devo ammettere che il mondo della
drammaturgia mi affascinava già tantissimo. Ricordo infatti che a
scuola preferivo leggere testi teatrali piuttosto che romanzi. Ma
nonostante questo non mi era mai balenata in testa l’idea di
mettere in scena qualcosa scritto da me, probabilmente perché non mi
ritenevo capace di una cosa simile (e devo dire che tale sensazione
non è ancora del tutto scomparsa). Conservo ancora alcuni scritti
"adolescenziali" e, rileggendoli, posso dire che, per quanto poco
teatrali, erano molto vissuti. Quei testi hanno un forte potere
evocativo su di me, mi ricordano quel ragazzo di quinta superiore che
cominciava ad affacciarsi al mondo "dei grandi".
Gianluca Arena in Sogno di una Notte di Mezza Estate |
Non
ho mai seguito un corso di drammaturgia, ma mi sono laureato, con una
tesina su De Filippo, in Discipline dello Spettacolo e della
Comunicazione presso l’Università di Pisa. In questi anni mi sono
particolarmente concentrato sullo studio del teatro, in tutte le sue
forme, e ho frequentato un corso universitario di scrittura teatrale,
anche se avevo già scritto e inscenato alcuni testi. Mi riservo di
non dare giudizi sull’utilità di questo corso, perché non credo
spetti a me, ma sono convinto che il miglior modo per imparare a
scrivere per il teatro sia proprio fare teatro. La mia scuola è
stata e continua ad essere l’esperienza teatrale stessa. E nel mio
caso, la mia scuola è l’esperienza da attore, che prosegue da più
di dieci anni (pochissimi, se confrontati con l’universo teatrale)
tra corsi e spettacoli, non solo al Teatro Vertigo ma anche fuori
Livorno. Questo non significa che una conoscenza teorica non sia
necessaria, anzi essa serve a padroneggiare la materia utilizzata per
avvicinarci alle nostre stesse idee. Per scrivere è fondamentale
avere una vasta cultura, una solida conoscenza dei testi (teatrali e
non) e naturalmente degli studi approfonditi su tutto ciò che
riguarda il mondo del teatro, non solo ed esclusivamente della
drammaturgia.
3)
Qual è il percorso di nascita e realizzazione di una tua opera
teatrale?
Il
percorso di nascita e realizzazione di una mia opera teatrale è
piuttosto lungo e complesso. Per cominciare, non nascondo che scrivo
esclusivamente di notte, quando tutto è silenzio e buio e la
concentrazione è massima. Non scrivo sempre e comunque: aspetto che
l’idea, che mi ronza in testa da molto tempo (un concetto, una
scena, una trama, un personaggio…), assuma una forma più precisa e
convincente, in modo da poterla fissare nella realtà, scrivendola.
Per arrivare ad una prima stesura posso impiegare anche una sola
settimana. I problemi nascono dopo, cioè quando, consapevole che la
prima stesura è sempre da rivalutare, mi domando se e come
modificare, tagliare o migliorare certi punti del testo. Sono
convinto che il primo passo da effettuare sia distaccarsi dal proprio
scritto: i testi scritti di proprio pugno non vanno "amati",
altrimenti è impossibile sapere cosa sono veramente. Da qui agisco
in vari modi, sapendo bene che ogni modifica deve essere valutata in
tutte le sue implicazioni. Può passare molto tempo prima che la
versione definitiva mi soddisfi: parlando strettamente di Cenere,
per esempio, tra la prima stesura e la versione finale sono trascorsi
ben sette mesi. Non solo perché non sapevo esattamente cosa fare, ma
anche perché dovevo chiarirmi le idee su come effettuare certe
modifiche, dopo essermi chiesto se tali modifiche avrebbero reso il
testo migliore o meno. È quindi anche un lavoro di pensiero e di
notti insonni passate a riflettere. Purtroppo non avrò mai una
risposta sicura alle domande che mi sono posto: l’opera perfetta
probabilmente non esiste, e credo che un artista arrivi ad un punto
in cui impone la fine, pur non avendo mai un’opera davvero
"finita".
4) Quanto delle tue
esperienze personali c'è dentro i tuoi testi teatrali?
Gianluca Arena in Lo Zoo di Vetro |
Penso
che in quel che si scrive ci sia sempre, in una forma o nell’altra,
un qualcosa di tuo, di autobiografico: ciò che è stato ascoltato,
visto, vissuto. Questo non significa che l’autentica vicenda
personale debba essere riprodotta fedelmente in tutti i suoi
dettagli: il teatro è una forma d’arte che utilizza un linguaggio
proprio, e questo linguaggio, per quanto sia difficile da credere, è
lontano dalla verosimiglianza (e credo che se fosse totalmente
verosimile risulterebbe assolutamente noioso).
Non saprei dire se sia un testo
naturalistico o meno, poiché non tengo a costringerlo all’interno
di un’area di categorie e preconcetti, rischiando così di
limitarne la visione. Tuttavia è bene ricordare che “naturalistico”
non significa “vero”, bensì che utilizza comunque un linguaggio
specifico, lavorando nella sfera del possibile, del trascendente e
oltrepassando la patina di apparenza fittizia o di realtà parziale.
Tuttavia, la
compagnia "Teatro della Colazione" di Roma ha proprio apprezzato
la tecnica adottata, differente rispetto a quella che ho utilizzato
in altri miei testi di stampo più arcaico, come il mio lavoro Amori degli dèi, andato recentemente
in scena al Teatro Vertigo.
5) Vuoi fare il
drammaturgo per professione? Se sì, sei disposto ad andare via da
Livorno per realizzare questo obiettivo?
Mi
piacerebbe molto diventarlo, anche se penso di avere ancora tante
cose da fare e da imparare, sotto tutti i punti di vista. Oggigiorno
in Italia fare il drammaturgo è cosa piuttosto difficile. Sono
convinto che quella del drammaturgo sia una delle figure essenziali
del teatro, ma che negli ultimi anni sia stata esclusa per dare
spazio ad una sperimentazione che, per quanto interessante, ha quasi
del tutto tagliato la comunicazione col pubblico, perdendo il proprio
sentiero. Se l’attore lavora su se stesso e il regista sullo
spettacolo, il drammaturgo lavora proprio sulla comunicazione col
pubblico. Quel pubblico che, a mio avviso, non è elemento opzionale,
ma fondante del teatro. Sarei disposto, nonché obbligato, ad uscire
da Livorno, per imparare e confrontarmi con le realtà nazionali e,
perché no, internazionali. In ogni caso, il mio sogno sarebbe aprire
un teatro tutto mio e poterlo gestire autonomamente.
A noi di Occhio Livorno non resta che augurare a Gianluca Arena, una delle nuove promesse del teatro
livornese, di vincere il concorso nazionale "Diversamente Stabili", auspicandogli anche una lunga carriera teatrale,
ricca di soddisfazioni.
Rebecca
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