Foto by Ass. Fotografica Il Salmastro |
N.B. Prima di cominciare, ti avvisiamo che ogni intervista di Livorno Acoustics è suddivisa in due parti. La metà che leggerai qui di seguito approfondisce gli aspetti legati al suo rapporto con le istituzioni e con la professione di artista, mentre l'altra metà che potrai leggere su Livorno Artistica è incentrata sul processo creativo del cantautore.
1. Cosa pensi della scena musicale di Livorno?
Livorno a mio parere è una città “artistica” per natura. Non ho origini livornesi (mia madre è romana, mio padre addirittura francese) e quindi parlo in maniera obbiettiva, anche se essendo cresciuto qui considero senz'altro Livorno la mia città. A Livorno si respira musica, specialmente nelle generazioni più giovani, c'è un numero incredibile di persone dedite ad un qualche strumento vuoi classico vuoi più moderno. In generale l'atmosfera non è particolarmente competitiva, almeno io non ho mai avuto l'impressione di una rivalità che andasse oltre le normali dinamiche. Se qualche competitività fuori misura c'è, la colpa credo che non sia tanto delle persone in sé, ma dell'industria musicale che anche qui spinge molto sul formato dei “talent”, dei “contest”, anche a livelli francamente molto bassi (non tanto di capacità ma di visibilità). Questo porta inevitabilmente a rendere più difficoltosi i rapporti tra i vari artisti che propongono lo stesso genere, perché si ritrovano spesso in competizione fra loro anche per raggiungere obbiettivi di entità minima, in manifestazioni dove inoltre non è sempre garantita la competenza e la qualificazione di chi dovrebbe giudicare.
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A Livorno, come già dicevo nella risposta precedente, c'è a mio parere una certa cultura per la musica, anche quella meno commerciale. Chiaramente questa è espressione di una certa nicchia; come succede credo ovunque, la maggioranza delle persone tende invece ad accontentarsi delle canzoni che sente in radio e in televisione, senza andare ad indagare oltre. La musica è oggi giorno un sottofondo costante ad ogni momento della vita dell'uomo, in maniera a mio parere anche eccessiva. Forse proprio per questo la qualità e la profondità si sono ridotte, perché per un ascoltatore distratto è meglio puntare su brani più semplici ed immediatamente accattivanti. Ho però notato che il pubblico è comunque recettivo nei confronti dei brani di artisti emergenti, comprese le nostre canzoni: mi capita spesso, per catturare le opinioni più variegate, di far ascoltare la musica dei Siberia a livornesi che, per età e formazione, non sono certo avvezzi al nostro genere musicale, ed in generale la risposta è di sincero interesse. Avremmo probabilmente bisogno di più canali, anche a livello locale, per far conoscere i tanti musicisti validi che abbiamo: sono sicuro che il pubblico apprezzerebbe. In questo senso Alessio Santacroce, ad esempio, sta rendendo un ottimo servizio alla scena locale, con i suoi articoli su Il Tirreno.
3. Quali opportunità offre Livorno ad un musicista emergente?
Una delle difficoltà maggiori riguardo all'essere musicista a Livorno credo risieda nella mancanza di locali di “fascia media”. E' possibile suonare in manifestazioni improvvisate o in locali palesemente non pensati per la musica dal vivo, altrimenti vi sono locali maggiormente professionali ma dove è difficile trovare spazio. In tutto questo ci si scontra con un'endemica difficoltà ad essere retribuiti. Questo atteggiamento è in qualche modo tollerabile quando si può suonare in un locale grande, con attrezzatura professionale e soprattutto dotato di un pubblico proprio, cioè che frequenta il posto a prescindere (ciò dà chiaramente la possibilità di essere ascoltati anche da persone che non conoscevano già l'artista), ma è purtroppo riscontrabile anche nella quasi totalità di quei piccoli locali (bar, pub, ristoranti) che lucrano senza vergogna sul desiderio dei musicisti emergenti di trovare un palco sul quale esibirsi. Il risultato è che spesso si deve lavorare molto per ottenere un'acustica decente in ambienti inadatti, portando la quasi totalità dell'equipaggiamento da casa, il tutto al prezzo di un grazie e nel migliore dei casi di un panino e una birra pagati. La cosa più grave è che oltre a tutto ci si ritrova a suonare di fronte ai soli aficionados, giacché non essendo questi veri locali di musica dal vivo, non hanno un pubblico fidelizzato che decide di passare la serata in loco a prescindere dall'artista che si esibirà. Avendo alle spalle ormai qualche anno di “gavetta” posso consigliare a chi comincia di non cadere in questa trappola. Capisco che la voglia di esibirsi e suonare sia tanta e che specialmente agli inizi sia difficile trovare date pagate, ma allora è preferibile suonare nei vari festival con più gruppi che vengono saltuariamente organizzati: gratuità per gratuità, si avrà almeno l'opportunità di farsi conoscere da un maggior numero di persone.
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E' difficile rispondere ad una simile domanda, giacché essendo cresciuto nella scena livornese conosco bene questa e non so fare raffronti accurati con quanto avviene in altre città italiane. Se però dovessi indicare la prima cosa che mi viene in mente, è che Livorno e i suoi musicisti sono un po' tutti pervasi da una buona dose di sano “spirito Punk”, nell'accezione più gioiosa del termine. C'è una certa tendenza non tanto a fare musica punk nel senso proprio del termine (anche se questa certamente non manca, anzi è tra i generi più gettonati) quanto ad un atteggiamento generale di “buona la prima”, uno spirito scanzonato e canzonatorio, un po' piratesco, guascone, che caratterizza non solo i musicisti ma i livornesi in generale. La musica degli artisti locali è spesso rabbiosa, ma raramente triste. Ecco, detto questo devo dire che noi Siberia rappresentiamo forse un'eccezione. C'è una certa mancanza di ironia nei nostri (miei) brani. Del resto - sarà un caso - siamo tutti e quattro non solo livornesi d'adozione, ma anche per metà stranieri: io per metà francese, il chitarrista per metà inglese, il bassista italo-belga e il batterista addirittura di origini peruviane! Ma questo spirito di cui parlavo prima ci ha comunque contagiato in altro modo: sul palco ci divertiamo e tendiamo ad eseguire i brani in maniera particolarmente energica e “casuale”, badando più al coinvolgimento del pubblico che alla pulizia dei suoni.
5. Quanta influenza credi che abbia avuto Livorno sulle tue canzoni e sulla tua carriera?
Amo moltissimo Livorno, nonostante la mia famiglia non sia originaria di questa città. Amo anche i livornesi, che mi sembrano toscani un po' atipici, forse con meno storia ma proprio per questo con una maggiore apertura al futuro e all'altro da sé. Meno fastidiosamente orgogliosi dei propri natali, si “sbattono” di più per rendere Livorno una città di cui essere fieri. Non ho mai scritto una canzone direttamente ispirata a Livorno o su Livorno. Ma certamente i suoi luoghi e le sue suggestioni sono ben presenti nei miei testi, soprattutto la fascinazione per il mare, che ricorre in vari brani. Ad esempio in “Irripetibile” il ritornello scandisce “irripetibile è il mare che onda per onda ci scava nel cuore”. Addirittura l'ultimo brano da noi scritto e arrangiato si chiama “Il mare”. Parla di un uomo che, nel baratro più profondo di un periodo di difficoltà, si confessa di fronte alle onde del mare. Mentirei se dicessi che non vi ho rivisto me stesso, che spesso mi reco sul mare (cliché dei cliché) a riflettere e talvolta a comporre.
6. Quali sono le difficoltà economiche, burocratiche e istituzionali che un musicista emergente incontra (in generale e a Livorno in particolare)? Come le hai affrontate e, eventualmente, superate?
Difficoltà economiche senz'altro, e qui mi ricollego alla risposta numero tre. Specialmente chi ha un gruppo deve affrontare delle spese non indifferenti. Registrare un brano a buoni livelli è pratica inevitabilmente costosa per dei giovani che non hanno un lavoro. Spese di duplicazione di eventuali cd, spese pubblicitarie, spese di mantenimento della strumentazione (regolarmente qualcosa si rompe e va sostituito), spese per gli spostamenti causa concerti. Spese per la SIAE, e qui ci sarebbe da aprire un capitolo a parte sulle “difficoltà burocratiche” che la tutela del diritto d'autore comporta, giacché la Società Autori e Editori è ancora prigioniera di meccanismi francamente antiquati e superati in ogni altra parte del mondo. Su tutti, la necessità di inviare fisicamente lo spartito musicale del brano da registrare, cosa che rende la tutela laboriosa per chi, come me, non conosce il solfeggio in maniera abbastanza approfondita da trascrivere correttamente le proprie canzoni. Sono arrivato a pagare terze persone perché, avendo urgenza di registrare dei brani alla SIAE, non riuscivo a trovare nessuno che potesse trascrivermi gratuitamente lo spartito. Tutto questo è francamente inaccettabile se si pensa che sarebbe possibile inviare (perché no, anche telematicamente) semplicemente il brano registrato. Ma questa forma, inspiegabilmente, non è ritenuta valida per la tutela del brano stesso.
7. Come affronti quelle attività, collaterali a quella prettamente artistica, necessarie per promuovere la tua musica?
Questo profilo è particolarmente complesso. Sicuramente una buona promozione è importantissima per avere successo presso il pubblico, perché la gente possa apprezzarti deve prima di tutto conoscerti. Tramite internet stiamo facendo un lavoro sui social per far conoscere la nostra musica a persone di tutta Italia, che per questioni prettamente geografiche non possono conoscerci direttamente. Puntiamo pertanto a creare un passaparola virtuale e siamo molto interessati a ricevere le opinioni degli ascoltatori più disparati. Non vogliamo creare tanto un prodotto che venda, ma un'opera che possa giungere al maggior numero possibile di persone e per questo abbiamo bisogno di sapere cosa pensano della nostra musica soggetti (specialmente “profani”) che non ci conoscono personalmente. Sicuramente avremmo comunque bisogno di una mano per gestire contatti, booking ecc. giacché è un'attività complessa, che può arrivare a costituire da sola una professione ed è dunque difficile gestirla autonomamente, per ragazzi che come noi devono occuparsi non solo di suonare ma anche di portare avanti gli studi.
8. Cosa pensi dell'attività delle varie associazioni o enti culturali a Livorno?
Onestamente, per quella che è la mia conoscenza, a Livorno le migliori iniziative per la musica leggera vengono quasi sempre “dal basso”. A parte il Premio Ciampi, non mi vengono in mente altre manifestazioni particolarmente degne di nota. C'è però da dire che io ho frequentato più che altro l'ambiente della musica leggera e specialmente rock, dunque potrebbero sfuggirmi contributi orientati ad altri generi.
9. Livorno presenta sufficienti servizi per la cultura (in particolare per la musica)?
A Livorno abbiamo varie realtà interessanti. Credo che le “infrastrutture” non manchino per i musicisti, casomai manca come dicevo prima lo sbocco. Si riesce a diventare “bravi” ma per ottenere la giusta visibilità si deve uscire dalla realtà locale. Mi si permetta comunque di citare un centro particolarmente interessante come il Bigwave studio di Niko Santaniello, che non solo è un ottimo studio di registrazione, ma è anche il perno di corsi sia inerenti ai vari strumenti, sia alla tecnica del suono. Sono comunque tante le realtà che permettono a chi comincia e a chi vuole migliorare di fare il proprio percorso con qualità, anche a livello locale.
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Come ho già espresso in vari punti dell'intervista, quello che a mio parere più manca agli artisti livornesi è la possibilità di essere ascoltati da un pubblico più vasto. Mancano quasi del tutto festival significativi che portino la musica inedita locale a contatto con il pubblico. Non possono bastare i pochi giorni di Effetto Venezia per valorizzare un ambiente musicale davvero fertile come quello livornese. Sarebbe bellissimo vedere organizzato un grande festival della musica, che magari affiancasse ogni anno a qualche nome di grido gli artisti emergenti. C'è un grande fermento musicale a Livorno, e il pubblico non mancherebbe perché anche le band locali hanno un loro seguito affezionato e attento. L'organizzazione di una simile iniziativa porterebbe un evento significativo in un panorama, quale quello livornese, piuttosto asfittico sotto questo profilo; e darebbe inoltre a tanti musicisti locali l'occasione per fare il salto di qualità. Molti talenti infatti “mollano” perché non vedono davanti a sé opportunità concrete di visibilità. Se venissero loro concesse sono convinto che molti artisti “in erba” potrebbero divenirlo in senso più compiuto, e assumere in seguito rilevanza anche nazionale e non meramente locale. Ciò che porterebbe in definitiva un ritorno in termini di immagine e visibilità anche alla città stessa.
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