Il calcio è uno sport bellissimo che attira miliardi di persone ed è uno spettacolo che non perderà mai il suo fascino nonostante alcuni individui facciano di tutto per rovinarlo, per rendere gli stadi un luogo inospitale e anzi pericoloso. Quella di Torino era stata una bellissima giornata sportiva, nella quale il risultato del campo era andato contro tutte le aspettative e contro ogni pronostico: il Toro ribaltando l'1-0 di svantaggio era riuscito, dopo 20 anni di digiuno, a divorarsi la zebra juventina, un po' spaccona e un po' distratta dalla ritrovata lucentezza europea.
Poi sono cominciate a circolare le voci dei primi feriti tra i tifosi del Torino per lo scoppio di una bomba carta e le prime immagini dell'assalto al pullman della squadra bianconera, e tutta l'euforia sportiva per aver visto un derby bellissimo si è trasformata in sconforto per un "movimento" che non sembra voler cambiare mai. Uno sport impossibile da redimere.
Le dinamiche di come una bomba carta sia potuta esplodere sugli spalti di uno stadio le lascio volentieri a chi lo fa di mestiere (ovvero polizia e magistratura); quello che però qui, da sportivo, da amante dello sport e del calcio, mi viene da chiedere è molto banale (e forse pure ingenuo): come entra una stramaledettissima bomba carta in uno stadio? Come è mai possibile, nell'era della tessera del tifoso, che un accendino venga visto con occhio terrorizzato dagli steward/forze dell'ordine mentre una bomba carta entri senza troppi problemi?
Mi verrebbe da pensare che queste armi da stadio entrino soprattutto nei giorni antecedenti alla partita, con la complicità di qualche addetto ai lavori. Qualche controllo in più non sarebbe inutile, evitando scene ridicole prima dell'ingresso alla partita dove bambini di 7-8 anni vengono privati dei tappini delle bottiglie d'acqua per paura che vengano tirati. Capire che chi vuole far casino non tira i tappini, ma le bombe carta, i petardi e i razzi è così difficile?! Vedremo quanto ancora andrà avanti questo penoso teatrino.

Chi vive il calcio da casa o anche allo stadio in maniera sana continua a farsi tante domande. Che spesso sono quelle che mi sono fatto anche io in questo articolo. Ma nessuno risponde mai, o meglio nessuno risponde mai in maniere soddisfacente e definitiva. E allora la disperazione e la voglia di fermare tutto dopo la morte di Ciro Esposito a Roma; ma dopo neanche un anno siamo punto e a capo. Senza morto, per fortuna. Ma, appunto, per pura fortuna.
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