Oggi torniamo a parlavi di teatro e in particolare della Compagnia Teatrale Vertigo, la quale ha deciso di mettere
in scena un vernacolo insolito che, oltre a far sorridere, porterà lo spettatore ad avere le lacrime agli occhi e a commuoversi per le vicende dei livornesi sfollati al rientro in città.
L'opera teatrale è un riadattamento del romanzo,
Livorno città... aperta, di Urano Sarti, che racconta
le vicende di due famiglie livornesi nell'immediato secondo
dopoguerra. La vicenda sulla scena è rappresentata da un folto
gruppo di attori, cantanti e ballerini che collaborano insieme
affinché sul palco venga ricreata nel miglior modo possibile
l'ambientazione degli anni più difficili di Livorno. Infatti, i
livornesi che durante la guerra erano fuggiti nelle campagne, al loro
ritorno trovarono una città completamente da ricostruire,
piena di palazzi distrutti, macerie e desolazione. Una città che
quasi non riconoscevano più come la loro, piena di soldati
dell'esercito americano, di delinquenti e imbroglioni provenienti da
ogni parte d'Italia, e piena delle cosiddette "signorine",
ragazze e donne di ogni età che, per non morire di fame, si
prostituivano con i soldati.
Livorno città aperta, quindi, può essere considerato una sorta di sfida da parte della
Compagnia Teatrale Vertigo, che si propone di far riflettere e
commuovere gli spettatori attraverso il vernacolo e la "livornesità".
Ma
adesso è arrivato il momento di cedere la parola all'autrice del
riadattamento teatrale, Anna
Maria Vannini.
Livorno città aperta è l’unico
romanzo interamente in vernacolo livornese, scritto dall'operaio dei
Cantieri navali Luigi Orlando, Urano Sarti, (noto come Pappa)
nell'immediato dopoguerra. Nel libro si raccontano con l'ironia,
il sarcasmo e la spregiudicatezza popolare tipici del linguaggio
vernacolare le vicissitudini di Maso e della sua famiglia che ritorna
a Livorno dopo lo sfollamento e trova una città piena di macerie
materiali e morali. Maso, la moglie Alaide e la figlia Marinella non
possono ritornare nella loro vecchia casa perché gli alleati vi
hanno collocato i prigionieri tedeschi; vengono così ospitati da
Pilade, Argene e da sua madre Aspasia, vecchi e cari amici di prima
della guerra, nell'appartamento che hanno occupato e sistemato alla
meglio, in uno stabile di via Grande. La convivenza tra le due
famiglie a poco a poco diventa difficile a causa dei traffici
illeciti e dell'attività di mercato nero di Maso e di sua moglie
Alaide che è sempre più presa dall'avidità e dal desiderio di
ricchezza fino a dimenticare i valori dell'amicizia e della
solidarietà. Si oppone anche alla storia d’amore di Marinella con
Gino, figlio di Argene e Pilade, rendendo sempre più difficile la
convivenza e la serenità in uno spazio che una volta era abitato con
gioia e senza tensioni. È una storia che commuove, che fa riflettere
e sorridere allo stesso tempo.
Oggi questo libro è introvabile ed è veramente un peccato. Mi piaceva
l’idea di poter allargare la conoscenza di questo romanzo ad un
pubblico più vasto, soprattutto ai giovani. Quanti sanno che Livorno
70 anni fa era un ammasso di macerie? Che morte, lutti e dolore
avevano devastato questa città? Questo racconto, narra con
linguaggio semplice ed immediato la difficile rinascita e la faticosa
ricostruzione dopo la devastazione della seconda guerra mondiale. Con
un po' di amarezza mi è venuto da paragonare gli anni difficili
che ora stiamo vivendo, la crisi occupazionale, l'emergenza
abitativa, il vuoto ideale, etico e culturale, la Livorno di oggi,
metaforicamente di nuovo ridotta in macerie, con la Livorno del
romanzo di Urano Sarti ed è stato un motivo in più per riproporre
questo lavoro letterario sotto forma di rappresentazione teatrale. Il
teatro permette di trasmettere la conoscenza storica usando un
linguaggio efficace, piacevole e di facile fruibilità. Penso che la
conoscenza della nostra storia passata sia importante per costruire
il futuro.
Spero di avere un
folto pubblico, interessato e motivato, capace di apprezzare il
lavoro che tutti quanti abbiamo fatto con tanto impegno ed
altrettanto entusiasmo per la messa in scena e la riuscita dello
spettacolo. Tra il pubblico ci saranno anche alcuni discendenti di
Urano Sarti, che hanno dimostrato da subito molto interesse per
questa mia riduzione teatrale e hanno offerto la loro collaborazione
e disponibilità per informazioni e curiosità legate al romanzo e al
loro autore. Spero di divertirli e di non deludere le loro
aspettative.
Rebecca
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