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giovedì 29 gennaio 2015

Della buona salute del Livorno e di altre vicende pallonare

Oggi, dopo due settimane, torna Triplice Fischio, la rubrica calcistica per calciofili di Occhio Livorno. Parleremo degli amaranto, di serie B, ma daremo anche un occhio ai piani più alti con la crisi delle milanesi e il "caso" Cassano. Tutto a pochi giorni dalla chiusura del calciomercato. Buona lettura.


Al triplice fischio di Livorno-Brescia splendeva un gran bel sole sopra l'Armando Picchi: sole reale e sole metaforico. In due settimane sono arrivati sei punti, un centrocampista e un (secondo) portiere nuovo. Questa sì che è vita, ragazzi! La depressione che aveva attanagliato il cuore e lo stomaco dei tifosi livornesi nell'ultimo periodo della gestione Gautieri era diventata sinceramente insostenibile. Ribadisco: non sono del partito dei mangia-allenatori, dell'esonero per l'esonero, ma a detta un po' di tutti, il rapporto (forse mai sbocciato) tra piazza e Gaucho si era irrimediabilmente logorato. E allora via con Gelain, uomo mite (all'apparenza) ma dalla grande personalità, che, senza grossi proclami e con alle spalle una vita ad allenare le Primavere, si presenta finalmente in prima squadra e porta punti e gente allo stadio. Vincere in casa della capolista Carpi non era facile, come ripetersi sul prato amico contro il Brescia, ottima squadra che non merita l'attuale posizione, fiaccata probabilmente da brutte vicende societarie.

Cullarsi ora sarebbe delittuoso, it's a long way to the top cantavano gli ACDC, e la corsa verso la vetta pare davvero molto molto lunga. Ma inutile nascondersi dietro ad un dito: segnali positivi ce ne sono eccome. L'approccio, tanto per cominciare: il Livorno è apparso, ancora una volta, quella squadra piena di talento che non si fa problemi a sporcarsi le mani e a soffrire nei momenti topici della partita. Il gioco: finalmente, e ribadisco finalmente, gli amaranto avevano un'idea di come impostare le azioni, di come sfruttare al meglio le proprie qualità; dalla verve del jolly Jelenic, al palleggio di Djokovic e Appelt Pires (a proposito, non sarà un crack, ma è giovane, ha corsa e un buon mancino), fino agli strappi di Siligardi. Insomma, il Livorno sta bene e tutti si augurano che questo pieno di fiducia non si esaurisca in poco tempo. Ma la serie B, in generale, come sta? Risposta: benone. Avevo già detto, nel primo articolo di Triplice Fischio, che il campionato cadetto è appassionante e la conferma arriva dalla classifica: 11 squadre stivate in 7 punti. Gerarchie che cambiano da una giornata all'altra; il solo Bologna, complice una campagna acquisti faraonica, pare voler mettere la testa davanti a tutti. Per il resto, grande equilibrio.

Antonio Cassano con la maglia del Parma
Grande equilibrio che sembra mancare, invece, al piano di sopra del calcio italiano: la serie A. Juve sempre più padrona, grazie all'ennesimo rallentamento della Roma, targato Fiorentina. Milan che ormai conta poco o nulla nel panorama calcistico; in questo vuoto provano ad inserirsi il solito Napoli del solito Higuian ma soprattuto la sorpresa Lazio, del tanto vituperato Lotito. Glisso volentieri sul personaggio e cosa rappresenta; i risultati, al momento, sono dalla sua; grossi meriti andranno, per forza di cose, dati anche a Tare (altro bersaglio di insulti e minacce dal popolo laziale) che ha costruito una signora squadra. Un capitoletto a parte lo merita il Parma. La società si sta sfaldando, la vecchia proprietà è "scappata" lasciando conti disastrati, la nuova non si sa che volto abbia (Cassano dixit). In un anno è successo di tutto; dall'Europa League conquistata sul campo, all'Europa League (giustamente) persa a tavolino. Dai punti di penalizzazione, passando per l'ultima posizione in classifica, fino alla messa in mora con conseguente rescissione di contratto del suo uomo simbolo: Antonio Cassano. Si sono ovviamente sprecati gli insulti, piovuti all'indirizzo del talento barese, reo di essere un ingrato miliardario che pretende 7 mesi di arretrati. In realtà, a mio parere, la decisione di Cassano è più che condivisibile, considerato che esercita un suo diritto, ovvero quello dello stipendio pagato, che dovrebbe essere rispettato sempre, a prescindere dalle cifre di cui si parla. Ma è molto più facile far leva sui sentimenti rabbiosi delle persone, che non inchiodare le società alle proprie responsabilità. E alla fine chi paga? I tifosi gialloblu e gli appassionati di calcio, come sempre.

Alla prossima e buon divertimento a tutti i calciofili in circolazione!

                                                                                               

                                                                                                                  Alessandro Paroli
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