Livorno
patria di artisti ha dato i natali a un'abbondanza di talentuosi
pittori e artisti in generale. Molti di questi sono entrati, pur
con ingiustificato ritardo, nelle pagine della Storia dell'arte, altri
invece ancora oggi faticano a trovare il posto che meritano. A volte
un nuovo gusto, un accadimento nella contemporaneità, il
ritrovamento di un nuovo dipinto, un carteggio, uno scritto di
qualsiasi genere, una mostra, possono riaccendere l'interesse su un
determinato artista e decidere di elevarlo nell'olimpo degli artisti. Per
questo è necessario che le informazioni non vadano perse, ma anzi se
possibile catalogate e conservate. Ecco che in queste situazioni diventa spesso fondamentale l'esistenza di un archivio.
Oltretutto sarebbe riduttivo limitare i compiti degli archivi all'informazione e studio, infatti spetta loro l'arduo dovere delle autentiche, così come ci si aspetta il contributo degli archivi per la tutela delle opere e la loro valorizzazione.
Oltretutto sarebbe riduttivo limitare i compiti degli archivi all'informazione e studio, infatti spetta loro l'arduo dovere delle autentiche, così come ci si aspetta il contributo degli archivi per la tutela delle opere e la loro valorizzazione.
Quest'oggi
voglio parlarvi di un archivio che da anni porta avanti il suo
operoso lavoro con serietà e dedizione, sto parlando dell'Archivio
Voltolino Fontani,
nato per divulgare e tutelare la figura pittorica di questo
indimenticabile artista livornese attivo a Livorno per un
quarantennio, fra gli anni Trenta e Settanta del '900.
Castiglioncello |
Maternità 1948-1949 |
Dal 1966 insegnò alla “Libera
Accademia di Belle Arti Fonfazione Trossi Uberti” di cui divenne
poi direttore. Era
molto pignolo nell'insegnarti come mettere il colore, come impostare
i toni, le profondità. Ricordo un episodio: stavo disegnando una
natura morta e non mi riusciva dipingere gli acini di uva, i volumi
, lui con la spatola cancellò la mia parte, per poi disegnarla in
maniera bellissima, io ne fui felicissimo, ma lui subito la cancellò
nuovamente con la spatola e mi volle vedere ridipingerla. – ci
racconta Mario Gavazzi, allievo di Voltolino e marito di Adila
Fontani, figlia dell’artista. Adila e Mario, coadiuvati dalla madre
Maddalena Pinto Fontani,
dalla sorella Maria Grazia e da suo marito, si occupano dal 2002 a
tempo pieno di un’attività davvero importante con dedizione e
passione: l’Archivio Fontani, nato con lo scopo di catalogare e
diffondere la conoscenza dell’opera dell’artista.
Adila, presidente dell’Archivio, e Mario non nascondono una punta di rammarico per aver impiegato tanto tempo dalla morte dell’artista a fondare l’associazione nel 2002, sollecitati dal successo della grande mostra antologica presso la “Goldonetta”, curata da Francesca Cagianelli e realizzata dalle gallerie Athena e Goldoni. Ufficialmente l'archivio si costituisce come un'associazione senza alcun scopo di lucro, che si autofinanzia con il rilascio di autentiche e la cessione di materiali bibliografici con l’unico scopo – come tengono a precisare Adila e Mario – di valorizzare la figura del pittore livornese. La linea con cui conducono l'archivio e quindi anche la perizia delle opere, vagliando a quali concedere l'autentica, è rigida e severa, ed esula dai compromessi, qualora dopo il consueto iter persistessero dubbi, la scelta è di non catalogare per non avvalorare l'autenticità. In questi casi di incertezza è fondamentale la presenza di Mario Gavazzi, potendo ricostruire il modo di lavorare e quello di disporre i colori del maestro, ma l'archivio si avvale anche della collaborazione di altri esperti e galleristi, pur detenendo per legge l’ultima parola in merito - questo perché il lavoro diventa sempre più arduo, i falsari si specializzano, imparano nuove tecniche, e un caso di cronaca recente che ha coinvolto alcuni falsi Fontani e altre opere, avvalora questa tesi, per questo noi cerchiamo di catalogare quante più opere possibili - afferma Adila.
Adila, presidente dell’Archivio, e Mario non nascondono una punta di rammarico per aver impiegato tanto tempo dalla morte dell’artista a fondare l’associazione nel 2002, sollecitati dal successo della grande mostra antologica presso la “Goldonetta”, curata da Francesca Cagianelli e realizzata dalle gallerie Athena e Goldoni. Ufficialmente l'archivio si costituisce come un'associazione senza alcun scopo di lucro, che si autofinanzia con il rilascio di autentiche e la cessione di materiali bibliografici con l’unico scopo – come tengono a precisare Adila e Mario – di valorizzare la figura del pittore livornese. La linea con cui conducono l'archivio e quindi anche la perizia delle opere, vagliando a quali concedere l'autentica, è rigida e severa, ed esula dai compromessi, qualora dopo il consueto iter persistessero dubbi, la scelta è di non catalogare per non avvalorare l'autenticità. In questi casi di incertezza è fondamentale la presenza di Mario Gavazzi, potendo ricostruire il modo di lavorare e quello di disporre i colori del maestro, ma l'archivio si avvale anche della collaborazione di altri esperti e galleristi, pur detenendo per legge l’ultima parola in merito - questo perché il lavoro diventa sempre più arduo, i falsari si specializzano, imparano nuove tecniche, e un caso di cronaca recente che ha coinvolto alcuni falsi Fontani e altre opere, avvalora questa tesi, per questo noi cerchiamo di catalogare quante più opere possibili - afferma Adila.
Apocalisse 1955 |
Ma
l'archivio non si occupa solo di autentiche e catalogazione, risulta
particolarmente utile anche per l'avanzamento della ricerca e studio
del pittore. Basti l'esempio dell'opera Apocalisse, dove
una figura nera respinge degli scheletriti cavalieri dell’apocalisse,
la personificazione della morte; sul retro di un bozzetto col solito
soggetto, archiviato anni fa, troviamo scritto di pugno del pittore
“Resistenza all'E.A."(n.d. era atomica); quindi la comprensione
del significato profondo del quadro Apocalisse diventa
possibile tramite la frase autografa sul bozzetto, che identifica
l’apocalisse con i pericoli insiti nell’energia atomica; ma
questa lettura sarebbe stata impossibile senza l’archiviazione del
quadro più piccolo. Archiviare l’opera omnia di Fontani è un
compito non facile come ci racconta la figlia: "Non
ha lasciato carteggi o corrispondenze con altri pittori, (ma un
artista raramente è un buon archivista). Nella sua vita fu anche un
musicista ed un poeta, un vero eclettico ma mai un buon
amministratore di se stesso, non ha mai classificato o archiviato
nulla. Per fortuna ha fotografato spesso le sue opere, anche
quelle giovanili, anche spendendo molto, e molte volte le foto ci
hanno permesso di ricostruire l’attività svolta in un certo
periodo.
L’Archivio,
ovviamente cerca di lavorare molto sulla promozione dell’artista e
la riscoperta della sua figura. Nonostante perfino
mia madre cercasse di convincerlo ad andare a Parigi, dove se anche
avesse venduto meno opere lo avrebbe fatto comunque per prezzi più
alti. - ricorda
Adila - Anche
Bruno Giraldi lo voleva portare a Milano, ma lui non voleva
allontanarsi da Livorno. Non era una persona diplomatica e non
accettava compromessi.
Traslazione di Cristo - Valle Benedetta |
Un
ulteriore desiderio è quello di veder finalmente esposte alcune
opere dell’artista al prossimo Museo della Città, come la Fuga
in Egitto e La
capra nera, oggi
custodite nei depositi del Museo Fattori.
In
attesa quindi di goderci la mostra futura, possiamo trovare molto
materiale interessante sull'arte di Voltolino Fontani nel sito dell'archivio, dove si può scaricare anche il più recente studio critico
sull’artista a firma della nota critica d’arte Martina Corgnati,
“Voltolino Fontani, un percorso”, presentato due anni fa al Museo
Civico Fattori. Anche in questo importante lavoro di ricerca e
diffusione si può apprezzare il grande impegno profuso
dall'archivio.
Ringrazio
Adila Fontani e Mario Gavazzi per la disponibilità e
professionalità.
Ako
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