La gente intorno, in
silenzio, fatica concentrata per pulire ognuno un metro quadro delle terme, dalla
sporcizia e dalla natura incolta. Uomini e donne d’ogni età lavorano ma non parlano, assorti
nel loro generoso gesto. Di solito, i livornesi vociano dappertutto. Al mercato,
sull’autobus, in piazza. Ma qui, si procede come formiche meditabonde, che
sentono sulla loro pelle il nome delle terme, come tatuato su braccia
abbronzate. Li hanno chiamati “Gli angeli del Corallo”. Si organizzano da soli.
Non c’è un programma scritto. Non ci sono regole. C’è solo una chiamata, tanta voglia di fare ed
entusiasmo.
Una vecchietta aspetta il
suo turno seduta, dietro un uomo che spazza e che le passa alcuni resti di
fogliame. Lei li carica su una carriola e li porta al
furgoncino dell’Aamps. Un giovane solleva una pala e si fa un
selfie. Due uomini portano insieme un sacco enorme di bottiglie di vetro. Una donna ha trovato qualche siringa.
Ma tutti hanno i guanti e caschi di sicurezza.
Si sradica l'incuria.
Domani, tutti avranno il
mal di schiena.
Ma molti conserveranno quella
bottiglia di vino con scritto “io c’ero”.
Perché ripulire
gratuitamente un simbolo di Livorno? Perché attorno a quel luogo girano
ricordi, sogni, speranze e bellezza. La bellezza di uomini e donne che sentono
che la città può fare di più di quello che è. La bellezza di chi crede che
unendo le forze in silenzio si fa più chiasso di chi urla allo stadio. Livorno
è una città malinconica, che rimpiange com’era e fa fatica a diventare quello che
vorrebbe. Ma la gente c’è! La volontà c'è! Un ideale resiste. Perché si può rinunciare anche a
Pisa e Firenze, restando a Livorno, e fare un giro turistico in Venezia, o al museo Fattori, o alla Terrazza. O magari, alle vecchie terme.
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