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lunedì 23 novembre 2015

L'Urban Center labronico, sulle orme di Bologna?

Quando sento la parola "urban" mi entusiasmo sempre, sarà perchè ormai è più "figo" sentir parlare in inglese e fa molto più "giovane" parlarne... in più se il tema è un "Urban Center" tutto livornese corro a sentir subito di che si tratta.


Mi trovo così nella sala della Circoscrizione 2 all'incontro pubblico per la prossima apertura dell'Ex Casa della Cultura in cui è stato delineato questo ambizioso progetto per la città.
La presentazione delle intenzioni fatta da Daniela Faggi, membro dell'Osservatorio Trasformazioni Urbane, mi ha subito colpito e interessato ponendo l'attenzione su tre punti centrali secondo cui il centro livornese dovrebbe agire, ovvero: la mobilità sostenibile, i centri commerciali naturali e la funzione sociale dell'Urban Center in modo da fornire un luogo informativo per i cittadini, di pianificazione delle proposte e delle idee creando dei percorsi di partecipazione diretta sul tema della cultura urbana coinvolgendo associazioni, aziende di servizi e amministrazione comunale verso un'intento comune. Un progetto quello labronico che vuole solcare le orme di un altro Urban Center molto attivo e ben organizzato, ovvero quello di Bologna, come è stato mostrato nel video proiettato durante l'incontro, che lo vede tra i migliori osservatori d'Europa e del Nord America. Un video davvero interessante e con infiniti spunti per la nostra città per la quale basterebbe una qualsiasi "best practice" per essere un pochino migliore. Invece come troppo spesso accade dalla bella teoria non si riesce a passare alla pratica.



Il video bolognese è un susseguirsi di descrizioni, azioni e attività svolte sul territorio e il direttore del centro, l'architetto Giovanni Gionocchini, descrive le sezioni e le attività che animano lo spazio della Salaborsa con mostre, eventi, dibattiti, open space aperti ad attività indipendenti, esposizioni temporanee dei progetti riguardanti la città e non che meno esposizioni delle tesi universitarie dei ragazzi dell'ateneo. Il mio entusiasmo è già pronto con lapis e carta alla mano, ma la mente dietro a mille pensieri, si rallenta e si spenge sempre più con l'inizio del dibattito in sala.


Speravo che l'incontro, essendo aperto a tutti, giovani compresi, e a tutte le forze politiche, fosse appunto frequentato, invece, vi era soltanto una voce quella di Paolo Bruciati di Buongiorno Livorno facente parte del progetto "Cisternino 2020" insieme ad altri rappresentanti di LAB LAB , i quali hanno espresso giustamente le perplessità per il luogo e per il trattamento della componente "giovani". Ed è proprio su questa parola che casca Livorno... ma chi sono questi "giovani"? Oltretutto i fondi per la realizzazione di questo "Urban Center" provengono da fondi europei contro la dispersione giovanile per cui attiviamo i "giovani"! 

Adesso siamo in attesa che la struttura sia totalmente fruibile per cui l'apertura preannunciata per il 19 dicembre slitterà inevitabilmente nella primavera 2016, come spiegava l'ingegnere del Comune Claudio Fantozzi, coautore del progetto di recupero secondo il quale però non è ancora ben chiaro che cosa potranno contenere i tre piani dell'Ex Casa della Cultura. Mostre? Esposizioni di quadri? Spettacoli? Conferenze? Ancora non si sa ma la cosa ancora più sconcertante  è che il piano primo non potrà contenere più di 100 persone... Per non parlare delle problematiche legate alla fruibilità generale e all'efficienza energetica e la sostenibilità economica di tutto l'ambiente.

Insomma da una parte abbiamo già un "Center" attivo e ben strutturato quello dell'Autorità Portuale che a quanto pare è ormai uno "stato" a sé rispetto alla città di Livorno, dall'altra non si riesce a fornire dei luoghi adatti alle funzioni e agli utenti.


È possibile che non si riesca a trovare un luogo che rappresenti il cuore pulsante della città? O meglio, va benissimo l'Ex Casa della Cultura come luogo da cui partire con una così nobile iniziativa, ma mi immagino questo Urban Center come uno spazio vetrato e aperto alla città, non un parallelepipedo in pietra con una targa "Ex Casa della Cultura" di cui in pochissimi (giovani purtroppo) sanno l'esistenza... Proprio perchè non voglio togliere niente al Cisternino, anzi, sono felicissima che venga rivalutato come struttura, non penso che sia totalmente adeguato alla funzione di Urban Center, avrebbe bisogno di essere più "visibile" agli occhi della cittadinanza, essere più permeabile. Come diceva un architetto del '900 "la forma segue la funzione" ma questa è un'altra storia...

Silvia B.


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