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Il 2016 è quasi giunto al termine e come ogni anno vogliamo regalarci una riflessione sulla nostra Livorno. Riflessione che non potrà che coincidere con una valutazione dell’attuale Amministrazione 5stelle, dal momento che la conclusione di quest'anno coincide anche con la metà del mandato del Sindaco Filippo Nogarin. Due anni e mezzo son passati e forse non sono sufficienti per un giudizio completo, ma son comunque utili per buttare giù un primo bilancio.
Diciamocelo francamente, Filippo Nogarin è sicuramente, fra tutti i sindaci della storia di Livorno, quello che è rimasto più costantemente sotto la lente e l’occhio implacabile della critica giornalistica (con un capofila che fino alle precedenti amministrazioni era sempre rimasto appiattito e accondiscendente: Il Tirreno) e della politica (in particolare quella del noto partitone di "sinistra"). E proprio il partitone è stato fra i principali oppositori dei 5 stelle, grazie anche alla sua imponente ramificazione è riuscito a trasformare continuamente argomenti di interesse locali in cronaca nazionale. Lodevole tanto zelo e amore per questa nostra piccola e bistrattata città, un po' meno che si sia presto ridimensionato quando Nogarin non assurgeva più alla rappresentazione del male assoluto 5 stelle al governo di una città, perché sostituito dalla ben più rappresentativa sindaca Raggi a Roma. Poco male, siamo tutti abituati all'anonimato in cui vive la nostra città da sempre, ce ne faremo una ragione.
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Per la verità, sebbene assolutamente eccessivo l’interesse intorno a Nogarin, capiamo anche che ben difficilmente si sarebbe potuto parlare dei suoi successi. Infatti di questi sembrano esserne a conoscenza solo i militanti del 5stelle più accaniti e lo stesso sindaco Nogarin, che appena pochi giorni fa non ha mancato di rigettare i severi voti pubblicati dal Tirreno sui primi anni di lavoro della sua giunta. Con Nogarin concordiamo quando afferma che sono entrati in Comune con la nomea di marziani e come tali si sono comportati, basterebbe ricordare i progetti fantascientifici, come la Fontana anti droga, il Deposito di Paperon de Paperoni a Montenero, la funivia livornese e tanti altri, che una mente terrestre avrebbe difficilmente partorito. Fortuna vuole che a tali visioni surrealiste non sia mai seguito alcunché.
Ma a non essere realizzati ancora non sono solo i progetti alla Asimov, ma anche quelli a cui doveva essere demandato il futuro sviluppo della città, quei progetti che dovevano essere la risposta alternativa all'industria, principale bacino economico della città ormai completamente allo sbando. Progetti come il Museo della Città e il polo di robotica allo Scoglio della Regina, dovevano già essere partiti, ma sono stati invece ancora rimandati. Così anche la Dogana d’acqua, per cui pochi giorni fa si è firmato un accordo multilaterale con la Regione, ma che mesi prima era uscita in sordina la notizia che l’Università di Pisa si era fatta indietro e non è più interessata al progetto.
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Cultura e Turismo, che erano stati il cavallo di battaglia di Nogarin, sembrano per la verità la solita macchietta sui conti di bilancio. Emblematico che proprio in questi due settori strategici ci sia stata una staffetta di assessori: Perullo e Fasulo sono stati sostituiti (nonostante se ne rivendichi l’ottimo operato), ma all'atto pratico il turismo a Livorno continua a essere un miraggio, dopo il promettente manifesto del turismo niente è seguito, se non il Cacciucco Pride, riuscita manifestazione ma troppo, troppo poco. Livorno continua ad essere immersa nel degrado e il ponte San Giovanni continua ad esserne la testimonianza più concreta, con i turisti obbligati a fare lo slalom fra le recinzioni temporanee, ormai divenute tristemente permanenti. Manca un piano concreto per il turismo e professionalità spendibili in questo campo, altrimenti non si continuerebbe a credere che spostare la statua del Villano possa essere un atto per valorizzare il turismo.
Mancano competenze anche nel campo della cultura, il nuovo volenteroso assessore Belais si trova un Museo Civico Fattori, amministrato da persone che non hanno la minima competenza. Ne è la dimostrazione il furto subito a giugno e mai dichiarato al pubblico di alcune opere nei depositi. Nogarin dichiarò che avrebbe fatto chiarezza e che qualcuno avrebbe pagato le conseguenze. A oggi, in piena continuità con la precedente amministrazione, sono i cittadini gli unici a subirne le conseguenze.
E anche le altre promesse del Cinquestelle continuano ad essere solamente parole al vuoto, come gli stabilimenti balneari gratuiti, gli autobus gratuiti, il reddito di cittadinanza, ecc. Ancora troppe poche le note positive, che in maggioranza si attestano come lo stop ad alcuni assurdi e dannosi progetti dell’amministrazione Cosimi, come l’ospedale o la devastazione di Piazza del Luogo Pio. Lodevole sicuramente l’interesse per Piazza XX settembre con i suoi molti eventi, ma in gran parte merito delle associazioni, di cui questa giunta costantemente riesce a prendersi i meriti.
Coraggiose le scelte sulla mobilità, talvolta contraddittorie e confuse, ma che potremmo valutare solo nel lungo periodo, ma che sembrerebbero essere indirizzate verso una città meno vissuta dalle automobili ma più dagli uomini. Scelta non facile, in una città dove i parcheggi e le buche in strada sembrano essere le principali preoccupazioni dei cittadini.
Per carità, due anni e mezzo non sono cinque e i livornesi quando scelsero il 5 stelle come alternativa al marcescente PD sapevano che la nuova amministrazione avrebbe dovuto fare i conti con una macchina amministrativa non funzionante ed emanazione del partitone, che ingenuità ed inesperienza sarebbero state il principale ostacolo, ma in due anni e mezzo l’amministrazione sembra essere divenuta solo più scaltra nel rapporto con la stampa, nelle dichiarazioni, nei giochi della politica.
Mentre per il resto sembra dimostrare una perfetta continuità con la precedente, per la maniera in cui la città è lasciata all'incuria, per la mancanza di un piano programmatico, perché ancora non si dà il giusto valore alle competenze, perché non si riesce a far scrollare la città di quello spirito goliardico e irriverente, che a piccole dosi è divertente e utile, ma quando contagia le amministrazioni è ridicolo e provinciale (come le maglie dell’assessore Lemmetti).
Filippo Nogarin e la sua amministrazione possono certamente fregiarsi di essere onesti (e in questa Italietta è tutto tranne che scontato) ma dimostrano di non avere le competenze per amministrare la città. Vorremmo quindi vedere un cambio passo, meno sparate e annunci, lavorare a testa bassa e risaldare un rapporto con la città, che, salvo i primi incoraggianti mesi,, non sembra invece essersi formalizzato.
La città chiede una cambiamento, ma stavolta vero.
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