Ero uscito, malgrado
l'acquazzone, per andare alla protesta organizzata dai sostenitori
dei diritti degli animali e dall'associazione Anima Animale Onlus. Il
sit-in si svolgeva davanti ai cancelli del circo Medrano che aveva
eretto i tendoni e le mastodontiche insegne al neon a
Stagno, uno dei quartieri di Livorno.
Io, come sempre
nella mia vita, mi son mosso spinto dalla curiosità. Avevo letto
delle proteste su Facebook, ed ero curioso
di sapere se questi animalisti si sarebbero riuniti di fronte ai
cancelli del circo senza curarsi del mal tempo. Ed è andata proprio
così.
Siamo rimasti lì
all'addiaccio per più di due ore, con una volante della polizia a
due passi e gli occhi puntati delle addette alla biglietteria del
Medrano che ci squadravano con aria dubbiosa.
Le poche persone che quel
giorno intrepidamente si avvicinavano all'ingresso del circo si sono
trovate davanti ad una schiera di ombrelli aperti, tenuti alti come
stendardi da gente che esortava mamme e bimbi a fare dietrofront
con slogan che inneggiavano ai diritti degli animali ed esibendo
pochi, ma chiari, cartelli dal significato inequivocabile: gli
animali devono vivere in libertà!
Per dir la verità,
non c'è stato un genitore, con figlio appresso, che abbia girato i
tacchi mosso da una ritrovata compassione per quelle povere bestiole. In quell'occasione non ho visto un adulto, uomo o donna che
fosse, prendere atto che pagare un biglietto per vedere animali
chiusi in gabbia per la maggior parte del tempo e liberati solo per
diletto del pubblico (e per arricchire le tasche dei circensi) fosse
una cosa da non fare.
Al contrario, i
bambini che a senso capivano la situazione sembravano meno convinti
dei genitori sulla bontà dello spettacolo che andavano a vedere.
Alcuni sembravano persino leggermente trascinati verso la
biglietteria dalle mani fredde del genitore che l'aveva fin lì
accompagnato sfidando il nubifragio. Ma, fortunatamente, in
quell'occasione non si sarebbe svolto nessuno show animalesco, è
proprio il caso di dirlo.
Infatti, sempre da Facebook, avevo appreso che il circo non era in regola coi
permessi; non avevano l'autorizzazione per issare i tendoni a Stagno
e per questo non potevano esercitare la loro professione. Alla
biglietteria le commesse scuotevano la testa scusandosi con i pochi
spettatori ed esortandoli a tornare il giorno dopo, quando
sicuramente l'impiccio con l'amministrazione locale si sarebbe
risolto.
Tuttavia gli
animalisti si erano comunque riuniti per protestare e per vigilare.
Il rischio, mi spiegarono alcuni di loro, che il Medrano imbastisse i
suoi “spettacoli” era troppo grande per non scendere comunque in
piazza.
animalisti.it |
Se anche un bambino
capisce una realtà così semplice, cioè che la libertà è meglio
della prigionia, perché dobbiamo finanziare con i nostri soldi la
detenzione di esseri innocenti?
Non voglio
addentrarmi nelle polemiche che vedono il Medrano accusato, a
ragione o a torto, di maltrattamento di animali. O nella questione
dei permessi e della legittimità del circo di esercitare a Livorno.
O, ancora, dei regolamenti comunali che vieterebbero l'impiego di
animali esotici negli spettacoli circensi.
Tutte queste cose le
lascio a chi, più di me, è ferrato in materia di leggi e
regolamenti.
Nel mio piccolo mi
limito solamente a destare il bambino che è dentro di me, e a fargli
osservare ciò che succede. Poi lo interrogo: “Tutto questo è
giusto per te?” .
La settimana dopo
sono tornato dai miei cari amici animalisti. Questa volta il circo si
era spostato al Pala Modigliani dove il Prefetto li aveva fatti
attendare dopo l'altolà del Sindaco che di fatto li aveva fatti
sgombrare.
Arrivato lì, constatai subito che c'era molta più gente che voleva entrare, e di
fatto entrava senza nessuna apparente incertezza. A pochi passi
dall'entrata, dietro una cancellata grigia, tre elefanti stavano
tristemente passeggiando all'interno di un perimetro di qualche metro
quadro, ricoperto di sabbia. Le creature sembravano essersi appena
svegliate da un lungo sonno: due di loro non facevano altro che
dondolarsi sulle zampe, così placidamente e senz'anima che
sembravano sballottati da onde invisibili. Come relitti abbandonati
in mezzo al mare.
Il terzo aveva come
un fremito che partiva dalle zampe posteriori e saliva su fino alla
spina dorsale. Questo strano ticchettio che faceva col suo corpo da
gigante lo rendeva tanto buffo quanto penoso.
Non sono certo un
biologo o un veterinario, ma non ci vuole una grande mente per capire
che i pachidermi, abituati per natura a percorrere chilometri e
chilometri, si possano sentire un pochino a disagio nel viaggiare su
ruota in lungo e in largo per l'Italia. Ore ed ore in autostrada a
qualsiasi condizione e temperatura dentro a container che ricordano
gulag sovietici.
A protestare quella
volta restai solo un'ora, e mi bastò. Forse perché c'era il sole e
non la pioggia, o forse perché nemmeno negli occhi dei bambini lessi
una certa comprensione, ma constatare che giovani coppie si facevano
selfie con alle spalle uno dei miei tristi pachidermi mi aveva fatto
passare la voglia di protestare.
Questa volta me ne
andai deluso. Pensando a Livorno e al fatto che noi dovremmo aver
imparato la lezione. Noi, che abbiamo avuto Gigi Balla e Miky il
leone, dovremmo aver capito come si riduce un essere vivente chiuso
per anni e anni in una gabbietta larga qualche metro...
Fra qualche giorno, il circo cambierà città e io mi
dimenticherò di quanta poca sensibilità i miei concittadini hanno
mostrato rispetto a questo tema. Il circo con gli animali però è
una realtà che non finirà una volta che il Medrano lascerà
Livorno. Altri al loro posto arriveranno sfoggiando il loro parterre
di schiavi, e nuovi spettacoli saranno allestiti per la gioia di
grandi e piccini.
Permettetemi una
chiusa in odor di moralismo, ma forse è il momento di pensare a che
tipo di esempio vogliamo dare ai nostri figli e alle future
generazioni, e iniziare a fare una cosa molto semplice: non dare
quattrini a chi sfrutta gli animali.
Basterebbe così
poco per migliorare quello che siamo.
Luca Orioli
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