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mercoledì 10 febbraio 2016

Livorno e la sua segreta voglia di innovazione

Qualche mese fa Livorno ha ospitato, praticamente in sordina, un workshop internazionale di architettura che aveva come oggetto il Silos Granai, quell'edificio che sta sul porto e che resta lì sempre più impietrito a guardare le nostre vicende ormai da troppi anni.



Del Silos ce ne eravamo occupati in un precedente articolo e non solo noi. Ormai è diventato uno dei tanti argomenti da spiaggia "un' lo vedi che schifo de', alla prossima mareggiata viene giù! Io ci farei un bel parcheggio"... Eppure è ancora lì stretto in vincoli burocratici ed economici più grandi di lui.

Dopo la distruzione bellica l'edificio ha conosciuto una notevole fase discendente fino all'abbandono e termine di ogni sua funzione restando vincolato alla Soprintendenza come patrimonio archeologico industriale.





Così dal 9 al 17 Ottobre 2015, per la durata di 8 giorni è stato organizzato questo workshop, un'idea coltivata già da qualche tempo in cui sono state coinvolte sei università tra cui anche quella di Firenze, un vero e proprio incontro internazionale sul tema dell'archeologia industriale che ha visto protagonisti 36 giovani provenienti da sei università di varie parti del mondo: oltre a Firenze, parliamo dell’ateneo di Brno (Repubblica Ceca), Saarbrucken (Germania), Siviglia (Spagna), Nancy (Francia) e New York (Stati Uniti).
Durante il periodo di lavoro ci sono stati anche interventi di approfondimento sul tema aperti alla cittadinanza e un sopralluogo all'interno dell'edificio per i ragazzi partecipanti in modo che potessero poi elaborare a gruppi di 3 ciascuno un'idea progettuale di recupero dell'immobile.





Purtroppo dopo il workshop non si sono più avute notizie degli elaborati finali ma cercando nell'etere ho trovato alcuni risultati dei ragazzi per niente resi noti alla cittadinanza neanche tramite un trafiletto su un giornale.

Già da tempo avevo notato la pagina "Projecto Silos", una pagina spagnola che tratta di archeologia industriale e soprattutto di silos in stato di abbandono; verso Novembre su questa erano stati pubblicati i lavori del workshop livornese con idee e spunti progettuali davvero interessanti: chi ha proposto di svuotare completamente l'edificio e innalzarlo a monumento, chi gli ha dato la funzione di hotel e auditorium con sale congressi, una terrazza a picco sul mare e un parcheggio sotterraneo, chi si è fatto trasportare dalla storia dell'edificio senza modificarne troppo l'aspetto, chi ha voluto giocare con il suo totale abbandono e rivestirlo di una nuova pelle. Pensando al poco tempo avuto, solo due settimane, sono stati realizzati dei bei lavori.

Il sito dell'evento "Re-fact" è stato per un buon periodo di tempo non in funzione, nei giorni precedenti all'evento il sito era appena abbozzato e solo oggi lo troviamo aggiornato con argomenti utili con presentazione del team, la mission, facendomi ben sperare che qualcosa si smuova. Ma perché non scrivere tutto ciò prima? 
Memoria di quelle giornate rimangono la pagina Facebook dell'iniziativa "Re-fact" ma un reportage più dettagliato degli elaborati dei ragazzi si trovano sulla pagina facebook spagnola del sito "Projecto Silos" e su Vimeo dove si visualizzano i vari video-documentario delle giornate di lavoro. 










Perché sto scrivendo tutto ciò? Perché questo evento è passato sopra alla città come il Libeccio?
Dopo la fine del workshop mi sarei aspettata una mostra di alcuni giorni per presentare i progetti dei ragazzi in modo da dare visibilità agli stessi e per rendere noto alla cittadinanza questa iniziativa. 

Come è andato a finire? Perché non se ne parla? E questi ragazzi che hanno lavorato? Sempre per la gloria? Un giorno mi dissero "le idee hanno un prezzo".

Tra qualche tempo vedremo qualche progetto realizzato? Perché non con un bando internazionale che finalmente metta in gioco di nuovo Livorno, come accadde per Bilbao, un piano di rivitalizzazione?



In attesa, Silvia B.





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